Sui banchi di scuola può nascere qualsiasi tipo di sentimento: merito della spensieratezza più o meno malinconica dell’adolescenza, di quella voglia di scoprire che solo i ragazzi possiedono.
Tra una lezione e l’altra possono prendere il via grandi amori lunghi quanto una lezione di grammatica, amicizie fraterne che ci si porterà dietro per anni ma anche progetti musicali nati per caso, e ancora oggi vivi e vegeti, capaci di camminare da soli anche in un periodo dove la musica cade ogni giorno di più verso il basso, vittima di reality e mezze icone col mascara che dispensano giudizi dalla loro poltrona patinata.
I Moton Dawson Jazz Quintet sono una band formatasi pochi anni fa, proprio sui banchi della Scuola di Musica di Novate, alle porte di Milano.
Ce ne parla Giulio Burratti, co-fondatore e chitarrista della band. «Oltre a me fanno parte di questo progetto Anna Giusti al flauto traverso, Nicola Giusti sassofono, Dario Merati basso e Francesco Cofone batteria. Ci siamo incontrati proprio a scuola, anche se Nicola e Anna li conoscevo già. C’è da dire che io e Nicola avevamo già in mente di suonare assieme, lui ha sempre avuto una cultura musicale spaventosa ed è grazie ai suoi suggerimenti che è
nata dentro me una forte passione per il jazz e le musiche improvvisate. Un giorno la scuola di musica ha formato delle band sperimentali, mescolando i propri alunni per invogliarli a suonare, è stata una buona idea perchè io sono capitato proprio con Nicola e Anna, ai quali si sono aggiunti Francesco e Dario con le loro parti ritmiche. Mai scelta fu più azzeccata, senza ombra di dubbio non cambiare mai formazione ci ha aiutato moltissimo, sono quasi quattro anni che si lavora assieme, il nostro punto forte rimane comunque l’amicizia che ci lega».
I Moton Dawson nascono inizialmente come quintetto swing, con gli anni nuove influenze hanno “colpito” la band e sono state elaborate in modo del tutto personale. Lo stesso swing è stato arrangiato con sonorità funk e progressive anni Settanta, senza dimenticare qualche ritmo afrocubano.
Tutto questo miscuglio di suoni avvicina i Moton Dawson alla fusion e all’acid jazz.
I loro “eroi” musicali? Herbie Hancock, Duke Ellington, John Coltrane, Wayne Shorter, Area, Eric Dolphy, Jimi Hendrix, tanto per citarne alcuni. Ma tornando qualche passo indietro ci sono da raccontare i primi concerti. «Beh all’inizio non è stato semplicissimo, dopo tristi saggi e feste di scuola abbiamo iniziato a “girare”, ma ci siamo fermati dopo pochi metri, in un circolo culturale a due passi dalla scuola di musica, tanto è vero che avevamo chiesto alla nostra preside se ci potesse prestare parte della strumentazione. Ricordo che per trasportarla avevamo trovato un carrello del supermarket su cui riuscivamo a farci stare tutto, ho ancora impresse nella mente le facce di quelli che ci vedevano arrivare, per fortuna poi si iniziava a suonare e la musica che proponevamo piaceva, forse è anche per quello che abbiamo proseguito!».
Andare avanti, percorrendo una strada difficile, a tratti impossibile come quella della musica, impilando una data dietro l’altra, crescendo ogni mese di più, collezionando esperienze da ricordare.
«Una che ricordo con maggior piacere risale a qualche tempo fa ormai. Suonavamo per strada ed eravamo intorno alla metà di gennaio, si moriva dal freddo, tutti con le dita congelate, quando a un certo punto il nostro “committente” si presentò da noi con un sorrisone e una bottiglia di rum. Com’è andata a finire?
«Alla fine di ogni pezzo si dava un sorso alla bottiglia per scaldarsi, col risultato che quello successivo risultava sempre più carico, fu davvero una gran serata! Un altro bel concerto l’abbiamo appena fatto, al Festival Jazz dell’Ortica, a Milano, dove abbiamo suonato in una cascina dopo la Bigband di Paolo Tomelleri, davanti a un migliaio di persone». Oltre ai live sotto zero ci sono anche lunghi e scapestrati tour estivi, nei quali si suona un po’ dove capita.
«Un giorno ci siamo chiesti: cosa c’è di meglio che fare una vacanza al mare e finanziarla con gli oboli della gente che ci vede suonare per strada? In due estati abbiamo praticamente toccato tutta l’Italia marittima, dalla Liguria, alla Toscana, dal Lazio fino alla Calabria, passando per la Puglia per poi risalire tra Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna».
Ma il futuro bussa alla porta e sembra voler chiedere che intenzioni hanno i Moton Dawson.
«In ognuno di noi ci sarà sempre una grande fetta di vita impegnata nella musica, Io sto seguendo il corso di studi in conservatorio per cercare di diventare musicista a tempo pieno, Nicola (sassofonista) porterà avanti i suoi studi sulla fisica, Anna e Francesco frequentano scienze sociali e il bassista è impiegato con posto fisso, ma una cosa è certa: abbiamo in mente di portare avanti a tutti i costi questo nostro progetto».