L’altro giorno i ragazzi della cooperativa Ballafon hanno posizionato attorno all’albero di Natale di piazza Monte Grappa una installazione raffigurante tanti uomini che si tengono la mano in segno di fratellanza. Oggi quegli uomini non avevano più la testa. Come mai? Vandalismo, un atto di razzismo o di altro ancora? Ma , direttore artistico della cooperativa Ballafon, non ha dubbi: «è stato il vento. Non ho fatto denuncia e ho messo tutto a posto, sostituendo i pezzi rovinati». La sostituzione delle sagome danneggiate è avvenuta intorno alle 14, davanti a passanti incuriositi.
Le sagome sono vere opere d’arte realizzate dai profughi con alcuni artisti come , e . Scopo dell’installazione è mostrare l’umanità in cammino verso il futuro, alla riscoperta dei grandi valori dell’umanesimo. «È un progetto presentato all’Unione Europea, che ha l’obiettivo di far evolvere le coscienze» spiega Thierry, che sta lavorando anche a un musical sul tema delle difficoltà dei profughi che lasciano l’Africa per arrivare in Italia.
Oggi alcune sagome – simili a quelle posizionate a Varese – saranno portate a Sesto Calende; il 14 dicembre a Tradate, «faremo un viaggio per sensibilizzare le persone – spiega Thierry – Con questo progetto i profughi possono portare qualcosa di loro nelle diverse città. Partire da Varese, che non è una città semplice, è una sfida». Vogliamo pensare che le teste dei personaggi dell’installazione siano state davvero portate via dal vento e che le decapitazioni non siano da ricondurre a una mano umana, cosa che sarebbe da condannare severamente. Anche se a Varese non sono una novità atti vandalici, o goliardici di questo tipo. Pensiamo ai ciclisti padani sulla rotonda di Capolago più volte presi di mira.
Durante i mondiali di ciclismo del 2008, sempre per iniziativa di Thierry Dieng, gli stranieri realizzarono una scultura che fu posizionata sul percorso di gara, vicino alla Coop di via Daverio, e che poi fece il giro delle scuole per parlare di integrazione.