Danno erariale da 260.000 euro: indagine della Finanza su presunte irregolarità alla Croce Rossa

La Procura contabile ha quantificato un danno erariale di 243.655 euro a carico dell’ex presidente e di 17.178 euro per il dirigente amministrativo coinvolto (foto d'archivio)

COMO – La Guardia di Finanza di Como ha concluso un’indagine che ha portato alla luce un danno erariale di oltre 260.000 euro, frutto di irregolarità legate alla gestione dei fondi pubblici e a comportamenti illeciti all’interno della Croce Rossa Italiana.

Le inchieste sono state condotte sotto la direzione della Procura Regionale della Corte dei Conti e hanno coinvolto l’ex presidente del Comitato provinciale della Croce Rossa e un ex dirigente amministrativo dell’Ente, attivi tra il 2014 e il 2020.

Le indagini hanno rivelato due principali aree di criticità nella gestione dell’ente. La prima riguarda la gestione impropria dei fondi pubblici, in particolare quelli ricevuti dall’Agenzia Regionale Emergenza Urgenza per il servizio 118. Questi fondi non sono stati redistribuiti correttamente ai Comitati locali, tra cui quelli di Cantù, Lomazzo e Uggiate Trevano, i quali sono stati costretti a intraprendere azioni legali per ottenere le somme spettanti.

La seconda area di irregolarità riguarda una serie di condotte di peculato, tra cui rimborsi spese non dovuti (tra cui oltre 12.000 euro in buoni pasto), l’uso personale di carte di credito aziendali e acquisti di autoveicoli a prezzi vantaggiosi. Le indagini hanno inoltre rivelato un sistema illecito di sovra/sottofatturazione nell’acquisto e dismissione di ambulanze, condotto in collaborazione con una società emiliana. Questo sistema aveva lo scopo di accumulare fondi (“bonus”) da destinare poi all’acquisto di veicoli privati, come Renault Clio, Audi A1 e Volkswagen Multivan. Inoltre, è emersa la cessione irregolare di due automezzi donati dai Vigili del Fuoco, poi rivenduti a un fornitore della Croce Rossa a cifre considerevoli.

La Procura contabile ha quantificato un danno erariale di 243.655 euro a carico dell’ex presidente e di 17.178 euro per il dirigente amministrativo coinvolto. Questo caso si inserisce nel più ampio impegno della Guardia di Finanza nel contrastare il malfunzionamento e le frodi all’interno degli enti pubblici, tutelando le risorse destinate alla collettività.