La chiosa dell’intervista rilasciata l’altro ieri dal presidente al nostro giornale non si prestava a difficili interpretazioni: «Sento la fiducia del Consorzio. Mi confronto sempre con loro e ho attestati di stima quotidiani. Una conferma, però, dovreste chiederla ad e al consiglio di amministrazione».
Detto, fatto. E non per scarsa fiducia nelle parole di Coppa e nemmeno per semplice, quanto scontata, opportunità giornalistica. È che l’attuale momento nero attraversato dalla coinvolge necessariamente tutti: da chi gioca, a chi fa le scelte, a chi le legittima. Attenzione: non c’è l’intenzione di istituire un maxi-processo, magari con tanto di chiamate in correità a tradimento. Legittimo, però, chiedere a chi rappresenta il vertice della proprietà se i risultati altalenanti, gli errori ormai palesi nella costruzione della squadra e il pessimismo che si respira a questi lidi cestistici abbiano minato la fiducia nella presidenza,
dalla quale dipende – piramidalmente e in modo espressamente conclamato – tutto il resto. non si sottrae, né si scompone, ma chiede la possibilità di fare due premesse prima di rispondere. Permesso accordato: «Ritengo la prima fondamentale: questo deve essere il momento della compattezza, non dei processi. Solo così si può uscire dai problemi». La seconda: «Parlo a nome mio ed esprimo una valutazione personale che non interpreta il pensiero di tutti, ricordandovi che la scelta delle persone non viene fatta solo dal sottoscritto ma dall’intero cda che rappresenta il Consorzio». «Detto ciò – continua il presidente di Varese nel Cuore – la vostra domanda è legittima. E vi rispondo che la mia opinione non è mai mutata: c’è fiducia in tutti gli operatori, dal primo all’ultimo. Poi è chiaro che la situazione sta andando in modo diverso da quelle che erano le aspettative».
Castelli argomenta: «Pur in assenza di prestazioni eccezionali, lungo il cammino si sono alternate cose discrete e addirittura buone a partite sciagurate come quella contro Caserta e quella contro Avellino. Perché succede? Penso che questa squadra abbia dei limiti caratteriali importanti. Su quelli tecnici si devono esprimere altri». Appurato e sottoscritto a doppia firma, come uscire dalla situazione affinché la stagione non sia considerata da buttare già a dicembre? «La strada la sanno gli addetti ai lavori. E ci sono dei problemi oggettivi: il numero dei visti a disposizione, l’esigenza di un’omogeneità di formazione, e soprattutto le questioni di bilancio. Non possiamo permetterci una rosa di 16 giocatori: le entrate devono essere economicamente indolori perché accompagnate da opportune uscite. Le scelte non saranno facili, ma a mio giudizio devono andare in una precisa direzione: bisogna scegliere innesti forti dal punto di vista caratteriale». Secondo il numero uno di Varese nel Cuore è bene non perdere la speranza. Non ora: «Non vedo persone che vanno a destra e altre che vanno a sinistra. Nella società c’è unità d’intenti e nessuno sta dormendo sereno: tutti sono coscienti di quello che sta accadendo e dell’esigenza di porvi rimedio con il lavoro. Il primo sulla lista è Moretti: su di lui è basato il nostro progetto e con lui si deve andare avanti, dandogli la fiducia che si merita. D’altronde un mese fa i commenti della piazza erano molto diversi: avevamo conseguito delle belle vittorie e ci dicevamo che il lavoro paga. Ora siamo in presenza di una ricaduta: bisogna essere bravi a ritrovare il bandolo della matassa».