Aveva raccontato di aver subìto il furto della sua macchina, una Bmw di grossa cilindrata, ma in realtà il sospetto forte della Procura di Monza è che il “bolide” fosse destinato al mercato nordafricano e che il furto sia stato completamente inventato dall’imputato che ora rischia grosso. Nei guai è finito un uomo originario di Saronno, G. F., classe 1978, che sta rispondendo in queste ore di simulazione di reato davanti al giudice Giovanni Gerosa e al vice procuratore onorario di Monza, Paola Suglia.
Nel procedimento la parte lesa è rappresentata dall’assicurazione Unipol di Monza. Il fatto in contestazione risale al 25 settembre del 2011. Secondo la ricostruzione del tribunale di Monza, l’imputato avrebbe simulato il furto della propria autovettura. Ieri mattina in aula ha riferito il consulente dell’istituto assicurativo con sede a Bologna che ha spiegato come sia venuta a galla un’altra verità che di fatto ha spinto in tribunale il proprietario dell’autovettura.
La consulente, infatti, ha raccontato che la chiave della macchina riconsegnata all’agenzia assicurativa – la quale, secondo prassi, l’ha poi girata alla casa costruttrice in Germania per la raccolta dei dati – ha fornito degli elementi contraddittori rispetto a quanto raccontato dal denunciante.
Il dato più rilevante emerso dal controllo riguarda il fatto che la chiave risultava collegata alla macchina anche cinque giorni dopo la denuncia. Un fatto molto singolare che ha subito fatto scattare l’allarme in casa Unipol. A quel punto l’agenzia ha sporto denuncia sottolineando l’anomalia di quel dato.
In aula ha riferito anche il perito della difesa che ha spiegato una teoria molto particolare. In sostanza, secondo il perito, esisterebbero dei dispositivi facilmente acquistabili in internet attraverso cui è possibile prelevare i dati della chiave della macchina, facendola risultare quindi ancora in uso al titolare. Con questo dispositivo si potrebbe avere, quindi, una chiave utilizzabile. L’apparecchio, quindi, secondo il tecnico replicherebbe i dati in modo da creare un vero e prorpio duplicato.
C’è poi un’altra incongruenza secondo la pubblica accusa. L’agenzia assicurativa, infatti, ha rilevato durante l’udienza che sarebbe trascorso troppo poco tempo tra il momento in cui è stato scoperto il furto dell’autovettura e il momento in cui è avvenuta la denuncia. Sarebbero trascorsi pochissimi minuti rispetto alla reale esigenza dell’imputato. Si torna in aula tra qualche settimana.