«Devo pagare una polpetta» Ecco la banda delle mazzette

Nel gergo dei corruttori la “mazzetta” diventa una “polpetta”, mentre il sistema Italia, sottobanco, deve essere alimentato da lauti pagamenti illeciti in denaro. Un sistema fosco, emerso nelle ultime ore dalle indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Saronno, che ha portato in superficie i rapporti tra imprenditori “taglieggiati” e malavita.

Un sistema nel quale sono stati risucchiati anche pubblici funzionari, per la precisione quattro poliziotti, e in forza alla Questura di Como, in servizio allo scalo di Malpensa e della Questura di Brindisi, ma residente a Varese. Dovranno rispondere dell’accusa di corruzione e atti contrari al dovere d’ufficio. Per Pinna e Empirio (obbligo di firma) c’è anche un’ipotesi di falso in atto pubblico.

Secondo l’accusa i quattro poliziotti avrebbero fornito, dietro pagamento di denaro o di altri favori economici, informazioni riservate, attingendo dai database in loro dotazione, a e , ex titolari della ditta Gisowatt di Gorla Minore. Azienda del Varesotto specializzata nella produzione e vendita di elettrodomestici.

Al telefono

In un’intercettazione, Emanuele Sozzi, rivolgendosi a un bancario di fiducia, è stato pizzicato mentre fa una richiesta di denaro da quasi 10.000 euro: «Devo pagare una polpetta a un cliente, tu sei in grado di farmeli avere?». Ma la cucina non c’entra niente: l’intercettazione, infatti, svelerebbe il sistema di favori economici di cui avrebbero beneficiato i funzionari pubblici, ma dall’altra parte forse anche le estorsioni a cui gli imprenditori erano stati sottoposti. «In Italia, la macchina va oliata». Un’altra intercettazione di Emanuele Sozzi che potrebbe confermare l’accusa di corruzione dei poliziotti, coinvolti nel giro delle mazzette.

Intanto le indagini da parte dei carabinieri di Saronno, guidati dal capitano , coordinati dalla Procura di Busto Arsizio, stanno proseguendo. Ma resta il fatto che 17 persone sono finite in manette: 14 si trovano in carcere, due (i commercialisti di Busto e di Oleggio) agli arresti domiciliari e uno (il poliziotto Luigi Empirio) ha l’obbligo di firma. Nell’indagine, infatti, è emersa anche una presunta frode esattoriale e tentata truffa allo Stato, di cui sono accusati i due fratelli Sozzi, ma i commercialisti avrebbero indicato loro la strada da seguire per compiere le operazioni, di trasformazione societaria, per ottenere vantaggi di natura fiscale.

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