Oggi sabato 10 settembre, alle 16.30 nell’Auditorium Maggiolini di Rho, si svolgerà l’annuale Assemblea diocesana dei diaconi permanenti con l’arcivescovo, mons. Delpini. Quest’anno il tradizionale appuntamento avrà un sapore particolare: si festeggiano infatti i 35 anni della reintroduzione del diaconato nella Diocesi ambrosiana. A sottolineare la ricorrenza, l’arcivescovo Delpini concluderà l’assemblea con la celebrazione della S. Messa presso il Santuario della Madonna Addolorata di Rho.
L’istituto del diaconato è molto antico, risale ai primi secoli della cristianità ed ebbe il suo apice nel IV secolo, per poi conoscere una lunga fase di declino fino alla sua scomparsa e reintroduzione in Diocesi nel 1987, da parte del cardinale Martini. Come spiega don Giuseppe Como, rettore per la Formazione al Diaconato della Diocesi, la scelta di Martini avvenne in concomitanza con il convegno “Farsi Prossimo” di Assago. Si potrebbe quindi pensare al diacono permanente come legato in particolare all’esercizio della carità nella chiesa.
«In realtà – spiega don Como a chiesadimilano.it – se si leggono alcuni documenti preparatori dell’83 e dell’84, in particolare del Consiglio presbiterale diocesano che discusse la proposta, si capisce che il diacono permanente venne subito inteso come una figura ministeriale a tutto tondo, non confinata all’ambito della carità, ma destinata a una missione pastorale più ampia, come richiede la sua partecipazione al ministero ordinato. Il diacono permanente, come il prete, è chiamato ad avere uno sguardo di insieme sulla comunità e sul territorio».
Si è discusso a lungo su quale sia lo specifico di questa figura, secondo don Como sono più che mai azzeccate le parole usate da papa Francesco durante la sua visita a Milano nel 2017, che ha definito i diaconi «custodi del servizio nella Chiesa», dove per servizio si intende, appunto, non soltanto l’esercizio della carità: «Il diacono permanente partecipa del sacramento dell’ordine e, all’interno di esso, sottolinea proprio la dimensione del servizio, che di per sé è propria di tutti i ministri ordinati e di ogni cristiano. Il diacono ricorda a tutti che la vita cristiana è servizio, perché Gesù stesso ha servito».
Attualmente ci sono 152 diaconi permanenti nella Diocesi, con incarichi inerenti settori della pastorale (famiglia, carità, missione, cultura, salute, scuola) in un ambito territoriale per lo più decanale. Si sono formati su un cammino di 5 anni, fatto di incontri diocesani e, in parallelo, di studio per il conseguimento della Laurea triennale in Scienze religiose. Metà di loro sono pensionati, mentre l’altra metà continua a svolgere la propria professione: «Nel documento del 1983 – racconta don Como – si valorizzava molto la presenza dei diaconi nel mondo del lavoro usando il termine “capillarità”, che io trovo molto felice. Il diaconato consente una presenza del sacramento dell’ordine là dove difficilmente i preti riescono ad arrivare».
L’82 percento dei diaconi ambrosiani è sposato, e questo è un altro elemento di interesse di questo ministero, come spiega ancora don Como: «Non si fa il diacono “nel tempo libero”. Chi sceglie questa strada vive una continuità fra la dimensione domestica e il ministero. Questo aiuta a riscoprire la dimensione di servizio che è già presente nella vita familiare e, viceversa, a portare nella vita pastorale la dimensione di cura, attenzione e premura che è propria della carità domestica».