– Dieci anni di botte e maltrattamenti subiti da quel figlio che nell’ultima violentissima aggressione ha addirittura cercato di violentarla. Dieci anni durante i quali quella violenza subita dalla sua stessa carne si è insinuata giorno dopo giorno. È diventata prima quotidiana e poi una quotidianità.
Dieci anni durante i quali giorno dopo giorno quella violenza è diventata parte della normalità. La vittima si era assuefatta a quelle aggressioni. Assuefatta agli insulti, alle grida, alle minacce. Assuefatta alle botte di quel figlio trentenne disoccupato, con nessuna voglia di trovarsi un lavoro, ma perennemente assetato di denaro. Ed è stato quel lento avvelenamento della sua quotidianità a costringerla al silenzio. La donna si era in qualche modo “abituata” alla violenza del figlio,
allontanando l’idea di denunciarlo perché in fondo era così tanto tempo che subiva da considerare la cosa quasi normale. Se all’inizio il silenzio nasceva dall’amore per quel ragazzo furioso, amore che la spingeva a cercare di aiutarlo e a non rovinargli la vita mettendolo davanti alla giustizia, in seguito erano arrivate prima la paura e poi, appunto, l’assuefazione. Sino a quando in quella madre, di fronte a un figlio che cerca di violentarla, non è scattato qualcosa. La donna si è a lungo macerata nell’incertezza decidendo alla fine di dire basta. Di spezzare quella spirale da incubo e ha denunciato tutto ai poliziotti della squadra mobile della Questura di Varese. Che hanno dato il via alle indagini con estrema rapidità e per il trentenne è arrivato in fine il provvedimento di allontanamento dall’abitazione familiare. Non potrà più avvicinare la madre. Pena, in caso di trasgressione, anche il carcere in via cautelare. L’ultimo episodio di quella che parrebbe un’interminabile scia di violenza risale allo scorso mese di giugno. Il trentenne, che con la madre vive in un comune in provincia di Varese, ha aggredito la vittima malmenandola, buttandola a terra e poi, appunto, cercando di abusarne sessualmente. Motivo scatenante del pestaggio è stato, ancora una volta, quello economico. Quel figlio fannullone e sanguisuga aveva costretto la madre a fargli un ennesimo bonifico bancario. Valore del versamento: 15mila euro. Il bonifico, però, non era andato a buon fine e il trentenne aveva chiesto “conto” alla madre del mancato “pagamento” da par suo. Picchiandola e arrivando a compiere un gesto, quello della tentata violenza sessuale, ancora più terrificante nella sua non naturalezza. La donna a quel punto deve aver realizzato. Ma ancora ha esitato assuefatta alla violenza. Non ha denunciato immediatamente l’accaduto. Convincendosi però giorno dopo giorno che rivolgersi alla polizia di Stato era la cosa giusta da fare. E così finalmente l’ha fatto. L’inchiesta, tra l’altro, ha fatto emergere altri dettagli. Il trentenne avrebbe aggredito anche altri familiari che terrorizzati cercavano di tenerlo alla larga.