Oggi non è un giorno come tutti gli altri per il Varese, che ha una ricorrenza speciale da ricordare perché il 5 settembre del 2004 iniziava la scalata dei biancorossi per rientrare nel calcio che conta.
La squadra guidata da Mario Belluzzo debuttava nel campionato di Eccellenza, vincendo 2-1 la trasferta di Parabiago. Giancarlo Giorgetti era attaccato alla rete di recinzione del campo per far sentire il suo grande affetto al Varese. «Il campetto in cui giocavamo – ricorda – sembrava uno di quelli in cui andavo ogni domenica, quando facevo il portiere in Promozione. Era evidente che il Varese aveva toccato il fondo ma c’era la consapevolezza che si poteva solo risalire».
Il super tifoso aveva partecipato alla rifondazione del club nella tormentata estate del 2004: «Essere a Parabiago in quell’indimenticabile 5 settembre era come assistere a un parto di un bambino tanto atteso e custodito in grembo con tanto amore. Ricordo la sera in cui ci siamo trovati a casa di Riccardo Sogliano, insieme a Silvio Papini e a Peo Maroso, per fare la lista dei papabili biancorossi». Giorgetti sottolinea il grande lavoro svolto da un suo caro amico: «In pochi hanno parlato di come, dopo il fallimento del 2004, il Varese è riuscito a salvare il settore giovanile. Giorgio Scapini potrebbe raccontare tutta la storia: aver avuto la possibilità di mantenere la Berretti ha fatto in modo che i nostri ragazzi non si svincolassero».
Il campionato di Eccellenza si chiuse con la sconfitta ai playoff: «Perdemmo – rammenta contro la Tritium e io non ero allo stadio ma in volo per rientrare da New York, dopo una missione Nato. Chiesi subito il risultato all’arrivo a Malpensa e il mondo mi crollò addosso sentendo dello 0-1 arrivato nell’ultimo minuto dei tempi supplementari. Ci mettemmo comunque in moto per il ripescaggio. L’Eccellenza fu durissima ma qualche amico non smise di starci vicino e darci una mano, come William Punghellini, all’epoca responsabile della categoria».
Un altro fedelissimo presente a Parabiago è Lorenzo Mariani: «Io c’ero», dice con fierezza. Il ricordo emoziona: «Quel giorno, a Parabiago, si respirava un’aria magica e c’è stato un miracolo perché il Varese è rinato. La fine della vecchia società e la sua gestione fallimentare avevano tolto la dignità alla squadra, derisa e violentata. Anche noi tifosi ci siamo sentiti violentati ma a Parabiago abbiamo ritrovato le caratteristiche di sempre del Varese: lealtà, onore e lotta. Ci siamo riappropriati della nostra identità e per questo il 5 settembre del 2004 rimane un giorno storico, come il 22 marzo del 1910, data di nascita della nostra Unica squadra del cuore».
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