– Sono (5A), (5F) e(5B) i tre studenti del liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Gallarate ad essere stati dichiarati Maturi con tanto di lode. Altri sei i compagni che, nelle varie sezioni dello Scientifico, hanno totalizzato 100 all’esame di maturità, su 225 alunni ammessi.
Mentre al Classico dello stesso Liceo di viale dei Tigli (una sola sezione per 28 alunni), soltanto si è diplomata con il massimo dei voti. Dopo di lei un 99, un 95 e un 90 tra i punteggi più alti.
Nessun bocciato al Classico; due, invece, gli studenti ritenuti non maturi allo Scientifico.
Le statistiche preparate per il ministero indicano, per il “da Vinci”: venticinque studenti maturi con 60, il voto minimo; sessantacinque tra 61 e 70, sessantanove tra 71 e 80, trentanove quelli che hanno preso un voto compreso tra 81 e 90 e sedici quelli con una votazione tra il 91 e il 99. Al “Pascoli”, invece, il comparto Classico del liceo gallaratese dei Tigli, su 28 studenti troviamo: due 60, otto tra 61 e 70, sei con una votazione compresa tra 71 e 80, nove tra 81 e 90 e due alunni con voti dal 91 al 99.
«Gli studenti sono stati bravissimi, se devo giudicare l’esame dei miei alunni possono solo dichiararmi molto soddisfatta per la maturità dimostrata», afferma, dirigente scolastica del Liceo di viale dei Tigli. La quale, al contrario, non è affatto contenta delle modalità con cui l’esame è strutturato. E non esita a dire che: «E’ un esame da riformare». La prova alla quale sono chiamati i maturandi «non sempre è rappresentativa della carriera scolastica di uno studente» evidenzia la dottoressa Macchi. «L’eterogeneità nella composizione della commissione d’esame e la percentuale di soggettività nella correzione delle prove scritte, pur in presenza di una griglia di valutazione, rendono diversi i criteri di valutazione per una stessa prova da commissario a commissario». Troppo imprevedibile, inoltre, la seconda prova. Nei casi del Liceo dei Tigli, matematica e latino.
«La seconda prova, chissà perché, viene decisa senza tenere quasi mai conto dei programmi scolastici», annota la dirigente. «Le stesse dinamiche interne alle commissioni creano, inoltre, a volte, competizioni». In sintesi: «Uno studente dovrebbe essere valutato per il profilo scolastico ottenuto nel corso dei cinque anni di studio e non solo per un singolo esame durante il quale una prova potrebbe non andare molto bene e inficiare un percorso di anni», la sottolineatura della dirigente a difesa degli studenti, in particolar modo di quelli che si trovati punteggi bassi rispetto alle loro capacità.