Noi lo sapevamo, che prima o poi il Poz sarebbe tornato a Varese: in un modo o nell’altro. E chissà: nella mente di noi nostalgici, forse da Varese non se n’è mai andato. Adesso salta fuori che forse l’anno prossimo andrà a sedersi sulla panchina biancorossa: ed è normale che il cuore di ogni tifoso abbia fatto un sussultino: hop. Noi non sappiamo come andrà a finire: forse sarebbe stato più giusto aspettare ancora un po’ prima di buttare fuori una notizia della quale si parlava da settimane,
se non altro per rispetto di una società come Capo d’Orlando che con Pozzecco in panchina sta giocando i playoff per la serie A e per un uomo come Bizzozi che al momento è l’allenatore della Pallacanestro Varese. Ci limitiamo, almeno per il momento, a chiarire subito la nostra posizione: tanto per essere chiari fin dall’inizio. Pozzecco sì: mille volte sì. Per quale motivo? Non ce n’è solo uno, ce ne sono dieci: e li tiriamo fuori tutti quanti, non prima di aver fatto una doverosa premessa. Questo è un pezzo al condizionale: perché ad oggi il Poz allena a Capo d’Orlando, società alla quale è legato da un contratto fino al 2019.
E allora, via: i dieci motivi per cui il Poz sarebbe la scelta migliore. Perché qui c’è bisogno di entusiasmo, e gli indimenticabili son già storia passata: l’estate scorsa sull’onda di Dunston e Green arrivarono 3.245 abbonati, l’estate prossima una fetta di loro volterà le spalle alla passione perché deluso da un’annata deludente. A meno che non salti fuori qualcosa per cui valga la pena di tornare a sorridere speranzosi. Perché Pozzecco è Varese, piaccia o no: ed è vero che l’ultima volta di un Rooster in panchina fu un disastro (Mrsic nel 2008, si finì in LegaDue), ma questa volta c’è l’esperienza giusta per non ripetere certi errori. Perché il Poz che si siede sulla panchina di Varese è una storia bellissima, di quelle che è bello leggere sui giornali di tutto il mondo: e se è bello leggerle, figuratevi quanto possa essere bello scriverle. Perché Stefano Bizzozi sarebbe il suo vice ideale: pacatezza e poche parole, a fare da contraltare alla sua esuberanza. Perché c’è bisogno d’entusiasmo. L’abbiamo già detto? Prima parlavamo dell’entusiasmo dei tifosi, qui parliamo di quello di Renzo Cimberio: ne ha bisogno per convincersi a continuare nell’avventura, e Pozzecco potrebbe portarglielo. Perché i proprietari della Pallacanestro Varese (i consorziati, qui, si chiamano così) sognano Pozzecco sulla panchina della loro squadra: e da queste parti i sogni, quando si può, si cerca di realizzarli. Perché Varese non dimentica i suoi eroi: li celebra, li ricorda, li venera. E gode quando vede che tutto questo amore è reciproco e ricambiato. Perché, ma chi l’ha detto che Pozzecco non è un allenatore pronto per la serie A? Se non altro, noi abbiamo voglia di scoprirlo: e ci roderebbe scoprirlo su una panchina diversa. Perché nello sport, nell’amore e nelle battaglie è giusto osare e andare contro la razionalità: non sempre poi si vince, ma comunque vada a finire di solito ne è valsa la pena. E infine perché con un allenatore così, e la squadra giusta tagliata su misura per il suo modo d’essere, qualche volta si vincerà e qualche volta invece si perderà. Ma di certo ci si divertirà sempre.
Francesco Caielli
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