Alla vigilia della stagione del Varese Calcio, vorremmo provare a scrivere un decalogo per i giocatori a cui ispirarsi. Non lo facciamo credendoci chissà chi ma semplicemente per le esperienze vissute in questi anni. Abbiamo visto ragazzi e calciatori maturi indossare questa maglia, abbiamo visto onorarla e venderla per quattro soldi, abbiamo visto giocatori che entravano molli nei contrasti perché aspettavano la convocazione ai Mondiali e Uomini con la maglia sporca e strappata. E siccome noi tifosi siamo i custodi di questa divisa e di questo stadio,
vorremmo aiutare i giocatori a onorare questo tesoro.
Decalogo da ripetersi prima, durante e dopo ogni partita:) Passa davanti alla rotonda con il monumento a Giovanni Borghi e a quello dedicato a Franco Ossola con la testa bassa. Ma non per sentirti umiliato. Semplicemente per dire una preghiera, per affidarti a chi ha investito soldi, tempo e fatica per portare Varese (non solo la squadra di calcio) nell’Olimpo e a chi è passato a miglior vita dopo aver regalato alla gente sorrisi, dribbling e sogni.Sosta qualche secondo davanti alla “gabbietta Martino”. Per ricordare che la tua responsabilità è coronare non solo i tuoi sogni, ma anche i suoi. Appena entrato in spogliatoio rivedi Eros Pisano, Stefano Del Sante, Alessandro Bernardini, Pietro Tripoli e Neto Pereira indossare le maglie in quello stesso luogo. E fatti ispirare da quei volti e dalle parole di tutti gli allenatori che li hanno allenati e resi quello che sono. Attraversa il tunnel degli spogliatoi e vai a toccare l’erba del Franco Ossola. Verde, fresca. Chinati e respira a pieni polmoni. Cosa? Quell’odore in cui si sente tutta la passione di Franco Vanoni. Quell’erba verde culla di sogni e di speranze. Quell’angolo di paradiso. Riscaldati carico e cattivo. Manda scherzosamente a FUN COOL un compagno per un pallone sbagliato. Ma poi abbraccialo. Passa la borraccia prima agli altri. Ascolta le urla di Luoni e Gheller. E corri ancora più veloce. Appena prima di entrare in spogliatoio passa a salutare Luca Alfano. Un solo suo abbraccio può dare la forza che serve a superare mille difficoltà. Una volta schierati a centrocampo per il saluto iniziale al pubblico, guarda negli occhi ogni tifoso. Con due occhi che trasmettono attaccamento alla maglia, grinta, umiltà e rispetto per i tifosi. Con due occhi da Beppe. Due occhi da Peo. Pronti per il calcio d’inizio. Guarda il Sacro Monte. L’Olimpo è là sopra. Inizia a salire, Cappella dopo Cappella. Il grigio dei gradoni sta scomparendo man mano, la bandiera si sta alzando al cielo, la meta è sempre più vicina. Entra in ogni contrasto come fosse l’ultimo secondo dell’ultima partita. Come se dal suo esito dipendesse tutto. La vittoria, l’onore, il rispetto. E il destino di mille altri cuori. A fine partita vai sotto la Curva, in piedi. Pronto a lasciarti abbracciare o talvolta rimproverare. Come un figlio davanti a suo padre. Disposto ad amare e a lasciarsi amare.