Venegono Superiore É finita. Ufficialmente. Il secondo mandato del sindaco Mariolina Ciantia si è chiuso ieri mattina con una dimissione di massa. Nove i consiglieri che hanno dato il colpo di grazia a un esecutivo che già la scorsa settimana aveva mostrato i sintomi di una grave crisi: tutta la minoranza, Alessandro Limido e Bruno Zoccola (Il Polo per Venegono), Massimo Tafi e Mario Agostinelli (Venegono Democratica), Francesca Brianza (Lega Nord), gli indipendenti Franco Bonacci e Giorgio Girola, e infine i due consiglieri di maggioranza Daniel Monetti e Antonio Lanzo. Un colpo di scena che a poco più di due mesi dalle elezioni ha fatto calare definitivamente il sipario sull’era Ciantia.
La debacle è arrivata come una doccia fredda: ieri mattina il primo cittadino aveva programmato una riunione con i capigruppo per ricompattare le fila dopo il terremoto avvenuto nell’assemblea pubblica. In municipio è invece andata in scena una giornata di straordinaria follia, con ben nove consiglieri su diciassette che hanno rassegnato le proprie dimissioni. Un atto che ha fatto automaticamente decadere l’amministrazione. Ma che la maggioranza non godesse di ottima salute era già evidente dall’ultimo consiglio comunale, quando l’assessore al Bilancio Daniel Monetti, insieme al consigliere di maggioranza Antonio Lanzo, ha votato contro il suo stesso bilancio. Il motivo? Squisitamente politico. Monetti, preannunciando le sue dimissioni, aveva manifestato un chiaro dissenso contro l’operato dell’amministrazione comunale in merito alla gestione dello sfratto del centro anziani dalla palazzina civica.
Nonostante l’evidente frattura la maggioranza poteva però salvarsi in extremis. C’era ancora tempo sufficiente per discutere e approvare il bilancio in un altro consiglio comunale. E infatti l’amministrazione aveva ottenuto una deroga fino al 30 aprile. Una speranza di salvezza che è miseramente naufragata con le dimissioni dei novi consiglieri. «Questa giunta è caduta su se stessa quando l’assessore Monetti ha votato contro il bilancio – tuona Massimo Tafi (Venegono Democratica) – Era in atto un tentativo forzoso di tenere in vita un’amministrazione
agonizzante, che in cinque anni ha perso quattro assessori e due consiglieri. Il sindaco ha preferito non rendersi conto che la maggioranza era ormai sfaldata e ha chiesto una proroga per approvare il bilancio, con l’obiettivo di sostituire Monetti e di circondarsi di consiglieri fedeli. Una soluzione burocraticamente valida ma per noi inaccettabile. Sarebbe stato un accanimento terapeutico non giustificabile. Per questo abbiamo preferito staccare il sondino».
Toni durissimi anche da parte della Lega Nord: «Queste dimissioni sono il risultato di un dialogo del tutto assente, della mancanza di rispetto verso le minoranze e di decisioni prese contro l’interesse del paese come l’ex Sinergy e il centro anziani – chiosa Francesca Brianza – È un atto dovuto in risposta ai modi arroganti con cui l’amministrazione in questi anni ha gestito il paese: tutte le nostre proposte sono state puntualmente respinte con toni demagogici, senza valutarne l’effettiva bontà».
Ora su palazzo, in pieno caos politico, cade come un macigno la certezza del commissariamento prefettizio, che guiderà il Comune alle elezioni del 6 e 7 giugno. E quello che rimane dell’ormai ex esecutivo sceglie uno scarno comunicato per commentare il brusco epilogo del secondo mandato Ciantia: «Prendiamo atto che, con le dimissioni dei nove consiglieri, questa amministrazione decade – fanno sapere dal municipio – Rimane il lavoro fatto ed è su questo che un’amministrazione deve essere valutata. I risultati che ci prefiggevamo sono stati raggiunti nonostante la latitanza e l’abbandono di alcuni elementi del gruppo iniziale, che hanno preferito anteporre agli obiettivi comuni le proprie ambizioni personali».
Alessandra Maffiolini
Interviste e servizi completi sull’edizione di domenica 22 marzo
f.artina
© riproduzione riservata