Sarà forse la città dei bambini, come testimoniano i mille cartelli disseminati sulle vie di ingresso del centro abitato, ma di sicuro Malnate non è la città delle persone con difficoltà motorie.
Sabato mattina quattro diversamente abili in carrozzina, , , e , hanno mostrato sul campo le loro difficoltà quotidiane nel muoversi in una giungla di intralci e ostacoli.
Malnate è piena zeppa di barriere architettoniche, che rendono complicati movimenti solo apparentemente banali.
Chi non viaggia in carrozzina, con un bastone o aiutandosi con altri deambulatori non riesce a scorgere alcun ostacolo, ma la selva di barriere da abbattere non è cosa di poco conto. Non si può neppure lontanamente capire quanto sia grande lo sforzo per evitare di restare intrappolati.
È sufficiente passeggiare in centro con le carrozzine per intuire quanti siano gli ostacoli reali che rendono tutto più complesso. Partendo da piazza delle Tessitrici, cuore pulsante della città, non ci si impiega molto a incontrare i primi ostacoli.
Viaggiando lungo via Brusa, infatti, sono diverse le traverse che si immettono dalla piazza, non facilmente accessibili a causa di scivoli che non ci sono, o che magari sono stati realizzati in maniera parecchio raffazzonata. Le carrozzine, soprattutto quelle non motorizzate, vengono letteralmente inghiottite nell’asfalto.
«La nostra iniziativa – hanno spiegato i quattro protagonisti – non intende essere una critica, ma vogliamo sensibilizzare rispetto a un certo tipo di situazioni con cui quotidianamente siamo costretti a convivere».
Poco più avanti c’è l’ufficio postale: entrare è un’impresa. «Nella normalità – dicono – uno dovrebbe essere contento di non trovare nessuno in posta, almeno si evitano le code: ma per noi, se non c’è qualcuno dentro che ci apre le porte, diventa impossibile entrare».
Poi c’è via Marconi, altro tragitto a ostacoli tra fioriere e marciapiedi in disarmo. Gli scivoli sono una rarità, soprattutto in prossimità dei negozi dove gli scalini la fanno da padroni: «Per prendere i prodotti – dicono – dobbiamo aspettare che qualcuno ce li consegni fuori».
Ma in pieno centro c’è un posto che è più inaccessibile di altri: la sede del Comune in piazza Vittorio Veneto. Dal retro non si entra perché la porta è chiusa e non si riesce a spingere, ma l’ingresso principale è anche peggio.
La pregevole porta in vetri, bella ma pesantissima, non può essere aperta se non c’è qualcuno che dall’interno dà una mano.
«Basterebbe – concludono i disabili – installare un sistema di fotocellule, così che la porta possa aprirsi regolarmente. Il problema invece è che, se non c’è nessuno in coda o se l’impiegata non ci vede, dobbiamo aspettare fuori».
Già in passato si era parlato di un programma ad hoc con tanto di barriere architettoniche evidenziate, ma poi in concreto gli ostacoli sono rimasti al loro posto, e la situazione non migliora neppure se ci si sposta in periferia. Le risorse a disposizione di un Comune sono scarse, ma tra le priorità non si può di certo ignorare la fatica che ogni giorno una carrozzina, guidata da un diversamente abile o da una mamma, fa per rispondere a esigenze primarie.
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