– All’indomani della chiusura dell’operazione Valli pulite, coordinata dal pubblico ministero , e portata a compimento dalla guardia di finanza del comando provinciale di Varese e della compagnia luinese delle Fiamme Gialle, il cerchio si chiude. E si tirano le somme.
In tutto sono state scoperte cinque discariche abusive: qui altrettante società di smaltimento rifiuti stoccavano senza alcun permesso e con effetti devastanti per l’ambiente rifiuti di ogni genere. Cinque sono anche i denunciati per reati ambientali: si tratta dei legali rappresentanti delle società in questione che agivano non in concorso tra loro ma in modo individuale.
Da domani il pubblico ministero Palomba convocherà i cinque indagati per ascoltarli in sede di interrogatorio. Interrogatorio che quasi certamente è
propedeutico alla richiesta di giudizio immediato a carico degli stessi.
La procura è talmente certa delle prove accumulate durante l’indagine, compresi filmati dal cielo dei movimenti che avvenivano nei siti, da bypassare l’udienza preliminare mandando gli indagati direttamente a processo.
Parallelamente l’autorità giudiziaria ha notificato gli atti d’indagine agli enti comunali sui cui territori erano state istituite le discariche abusive, oggi tutte sotto sequestro. Tre comuni: Luino (due discariche scoperte nella zona di Poppino), Cadegliano Viconago e Brissago Valtravaglia.
Dai Comuni sono già partite le ordinanze nei confronti dei responsabili delle cinque aziende con le quali si intima loro lo smaltimento dei rifiuti accumulati, la bonifica dell’area oltre al ripristino dei luoghi.
È un obbligo di legge e i denunciati hanno 90 giorni di tempo per ottemperare all’ordinanza (obbligo che verrebbe ribadito in caso di condanna). E qui arrivano i dolori per gli indagati che dovranno sobbarcarsi spese enormi.
L’area da bonificare, complessivamente, è ampia quasi 13 mila metri quadrati. Qui vi sono stati stoccate 263 tonnellate di rifiuti tossico pericolosi.
Tra gli altri 110 chilogrammi di eternit, 60 mila tonnellate di residui d’asfaldo, 55 fusti contaminati da acido. In un sito parte dei rifiuti erano stati sepolti sottoterra.
Una stima molto prudente ipotizza un costo di quasi due milioni di euro per sito. Gli indagati dovranno smaltire in appositi impianti tutti i rifiuti: l’operazione sarà supervisionata dall’Arpa.
Saranno quindi eseguiti carotaggi nel terreno per verificare il livello delle infiltrazioni inquinanti nel terreno. Nel caso del sito con rifiuti interrati sarà necessario stabilire con certezza se queste infiltrazioni abbia raggiunto la falda acquifera.
Quasi 13 mila metri quadrati di terreno dovranno quindi essere impermeabilizzati e bonificati. Infine il ripristino dei luoghi: qualora sia stato eseguito un disboscamento le aree dovranno essere completamente ripiantumate, e stiamo parlando di un intervento di proporzioni vastissime.
E non è finita qui: alla stima milionaria vanno aggiunte le sanzioni amministrative, ancora in fase di quantificazione, che potrebbero scattare in caso di condanna.