– Conoscere un problema è il miglior modo per affrontarlo. Soprattutto quando di quel problema si sente parlare molto, ma si sa poco. L’istituto “Enrico Fermi” di Castellanza ha organizzato martedì sera un incontro sul tema della dislessia, diffuso disturbo del neurosviluppo che riguarda la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto.
L’appuntamento ha riscosso un interesse davvero notevole, a testimonianza del fatto che, riguardo a certe tematiche, esiste un’autentica fame di informazioni: circa una settantina di persone hanno ascoltato le preziose testimonianze della professoressa Patrizia Codecà, insegnante del “Fermi”, e della dottoressa legnanese Barbara Repossini, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa, che ha illustrato scientificamente la questione dal punto di vista del bambino dislessico. Due prospettive diverse, dunque, per mettere a fuoco la stessa problematica. L’incontro, al quale hanno partecipato circa settanta persone,
è stato moderato dal nostro Francesco Caielli. Cos’è emerso? Intanto una cosa importante. Rispetto a un passato neanche troppo remoto, oggi c’è più consapevolezza e sensibilità rispetto a un disturbo come quello della dislessia. Tutti noi abbiamo sicuramente avuto qualche compagno di classe alle prese con qualche difficoltà di troppo al momento di leggere e scrivere. Cosa succedeva, perlopiù, in passato? Che il ragazzo non veniva seguito in maniera adeguata (o non veniva seguito del tutto) e si portava dietro il proprio problema lungo tutto il percorso scolastico. Oggi non è più così, per fortuna. Le maggiori conoscenze a disposizione fanno sì che (sempre più spesso) gli insegnanti si rendano conto per tempo della problematica e avvertano così i genitori, che possono intervenire di conseguenza nella maniera più corretta. Senza allarmismi, però. Perché non è detto – questo è emerso dal dibattito – che le difficoltà siano sempre causate dalla dislessia.
Non si corre insomma dal logopedista al primo “inciampo” nella lettura di una pagina (il disturbo si manifesta con l’inizio della scolarizzazione). L’importante è che, una volta riconosciuto e accertato il problema, la persona che ne è affetta non venga emarginata, come purtroppo è accaduto troppo spesso in passato, con tutte le conseguenze del caso in termini di autostima. Conoscere permette dunque di valutare correttamente le situazioni, senza incorrere nei due opposti della negligenza e dell’allarmismo. I relatori hanno poi chiarito che la dislessia non ha nulla a che fare con l’intelligenza (la professoressa Codecà ha portato l’esempio del figlio, che pur affetto da dislessia si è regolarmente laureato). Al termine delle relazioni, sono fioccate le domande dei genitori, così numerose che non è stato possibile evaderle tutte per problemi di tempo. Ma già ieri mattina – fanno sapere dall’istituto diretto dalla professoressa Ivana Morlacchi – sono arrivate diverse telefonate di mamme interessate ad approfondire la questione con la psicologa e l’insegnante. Visto il successo dell’iniziativa, al “Fermi” stanno decidendo di organizzare altre serate analoghe, per sviluppare temi di interesse generale con ospiti competenti. Come è avvenuto martedì.