Ufficialmente disoccupata, concretamente impiegata. Frontaliera rinviata a giudizio: per almeno un anno ha indebitamente percepito il sussidio di disoccupazione versatole dall’Inps.
La donna, 45 anni, era stata licenziata dalla società svizzera per la quale lavorava. Ha quindi fatto richiesta del sussidio dovuto; sussidio che in base agli accordi è l’Inps a versare e non gli enti svizzeri. Poi ha trovato un nuovo lavoro, a Varese. Impiegata in una società (estranea alla vicenda) che si occupa di assistenza agli anziani e a persone con disabilità. Buon per lei: trovare una nuova occupazione oggi come oggi non è affatto facile.
La frontaliera, però, ha scordato di comunicare all’Inps la sua nuova condizione che le impediva di continuare a percepire il sussidio. E ha continuato a incassare.
Nel settembre 2011 la società per la quale lavora è stata oggetto di uno dei tanti controlli a campione eseguiti dalla guardai di finanza. E con sorpresa i militari hanno trovato la disoccupata intenta a rispondere al telefono, preparare le buste paga e aggiornare la contabilità. Regolarmente retribuita per questo. E a suo carico è scattata la denuncia per truffa ai danni dello stato.
La donna ieri è comparsa davanti al gup di Varese Anna Giorgetti in sede di udienza preliminare. Il pubblico ministero Giulia Troinaha chiesto il rinvio a giudizio ritenendo necessario chiarire alcuni aspetti della vicenda in sede dibattimentale. Pare infatti che la donna abbia lavorato in nero per un periodo da determinare con esattezza.
Il gup ha accolto la richiesta del pubblico ministero: la frontaliera comparirà in giudizio il prossimo 5 marzo.
La vicenda è speculare alle ultime indagini condotte sempre dalla guardia di finanza (del Gaggiolo in questo caso) relative a una ventina di frontalieri che in Italia percepivano la pensione di invalidità in quanto non in grado di lavorare e sono invece stati tutti pizzicati in Svizzera impiegati nelle più diverse mansioni ben retribuite.
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