Strasburgo, 21 ott. (Ap) – La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Russia per comportamento discriminatorio nei confronti degli omosessuali. Per tre anni consecutivi, dal 2006 al 2008, Mosca ha vietato lo svolgimento del “gay-pride” e per questo è stata condannata a versare 29.510 euro a titolo di risarcimento e spese processuali. La comunità omosessuale russa ha accolto con grande soddisfazione questa “storica” decisione.
La Corte di Strasburgo è un organo del Consiglio d’Europa, di cui la Russia è membro. Le sue sentenze sono vincolanti e gli stati firmatari della Convenzione sono obbligati a dare esecutività alle sue decisioni questo significa che la Russia dovrà garantire in futuro lo svolgimento di simili manifestazioni nelle sue città. Il sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov, in carica fino a pochi giorni fa, si è espresso in più occasioni contro gli omosessuali, paragonandoli persino al demonio, e ha ordinato alla polizia repressioni brutali delle marce omosessuali non autorizzate.
Secondo il giudizio della Corte, quelle manifestazioni – formalmente vietate “per tutelare l’ordine pubblico, la salute, la morale e i diritti di libertà degli altri, oltre che per prevenire disordini” – erano invece bandite unicamente per ripugnanza nei confronti degli omosessuali. Il divieto costituisce pertanto una discriminazione, oltre a una violazione dei diritti degli omosessuali e del diritto di riunione.
Fcs
© riproduzione riservata