Diversi analisti ritengono il tentato colpo di stato in Turchia un finto golpe, escogitato dal presidente Erdogan, per avere il pretesto per introdurre modifiche alla Costituzione e aumentare il suo potere. Una lettura plausibile, che resta però nel campo delle ipotesi. Una cosa è certa: il tentativo di golpe è durato pochissimo, e questo può far pensare che si trattasse effettivamente di una messinscena. Oppure che la frangia ribelle fosse troppo isolata e debole. In entrambi i casi,
l’elemento che emerge è che l’Esercito turco, nato dalla riforma di Mustafa Kemal Ataturk nei primi decenni del ’900 non è più come lo volle il “padre dei turchi”. Non è più il baluardo della laicità dello Stato, ma si trova ormai in mano ad uno dei leader più oscurantisti del mondo islamico. Ataturk, padre fondatore della Turchia moderna, riuscì a rendere laica la nazione islamica che per secoli terrorizzò l’Europa. Certo, l’Impero Ottomano era appena crollato, ma ciò non toglie nulla alla sua figura da statista. Risollevò un Paese, ricostituì la sua unità nazionale. E lo rese laico, proibì addirittura il velo islamico per le donne nei locali pubblici. Quest’ultima legge è stata abrogata, guarda caso, nei primi anni 2000 dall’Akp, il partito di cui è leader Erdogan. Il presidente “democraticamente eletto” che fa arrestare i direttori scomodi dei giornali, intrattiene non ben definiti rapporti con l’Isis e fa caricare dalla polizia chi manifesta democraticamente. La Turchia , forse uno dei pochissimi esempi di Stato musulmano moderno, con cui un dialogo è possibile, sta scomparendo. La figura laica di Ataturk dovrebbe essere un simbolo per i cittadini islamici che vogliono l’integrazione e il dialogo con l’Europa e gli europei.