Non avevo alcun dubbio.
Ogni volta che abbiamo offerto una prestazione inferiore alle aspettative, nella gara successiva c’è stata una reazione. Sotto l’aspetto caratteriale ero certo che avremmo fatto bene. E sul piano tecnico la chiave è stata la ritrovata efficacia e continuità in attacco.
La settimana di lavoro è stata normale. Certo, il primo giorno ci siamo confrontati sul modo in cui è arrivata la sconfitta, sulla combattività che è mancata: poi magari la partita l’avrebbe vinta lo stesso Scandicci, ma almeno se la sarebbe sudata.
Intanto ha già dato un aiuto in ricezione, soprattutto dal punto di vista tattico. Tra poco anche il suo contributo in attacco crescerà, giusto il tempo di trovare una buona intesa col palleggiatore. E la sua prestanza fisica lascia presagire che anche a muro il suo apporto sarà prezioso.
La scelta del sestetto è sempre determinata da quanto vedo in campo e negli allenamenti. Un calo di rendimento, assolutamente fisiologico, di Degradi è coinciso con il pieno recupero di Papa dall’infortunio e con l’inserimento di un elemento fresco come Rousseaux. Nella prima parte del campionato Degradi ha speso moltissimo e ora sta lavorando per ritrovare quella brillantezza, tecnica e mentale, che le permetterà di affrontare da protagonista la seconda parte del ritorno.
Stesso discorso: Gözde si sta allenando molto bene e, appena ci saranno le condizioni, potrà guadagnare di nuovo un posto da titolare. Non credo che quel momento sia molto lontano. Per ora abbiamo optato per questo piccolo passo indietro, in modo da liberarla dalle pressioni e tensioni causate da qualche prestazione poco brillante in attacco. Si era un po’ demoralizzata. Ma ora è in crescita.
È fondamentalmente una questione di esperienza. Jenna arriva da un campionato in cui le partite veramente decisive per l’esito di una stagione sono sette o otto. Da noi sono almeno 15-16. Questo richiede un’esperienza specifica di questo campionato e una continuità, soprattutto a livello di tenuta mentale, che Hagglund ancora non ha. La discontinuità fa parte di questo percorso di adattamento al campionato italiano. Con la sua capacità di mettersi in discussione, e un pizzico di pazienza da parte delle attaccanti, se ne viene fuori. Già a Bolzano si sono visti segnali incoraggianti: la sua gestione tattica è stata ottima.
Come sempre, del resto. Ma poi c’è di mezzo il campo. Di sicuro troveremo di fronte una formazione che concede meno rispetto a Bolzano, una squadra ostica com’è stata Scandicci. Ciò non toglie che possiamo portare a casa i tre punti. Dei nostri due obiettivi – l’accesso alla Coppa Italia e i playoff – il primo non l’abbiamo centrato perché ci è mancato un punticino, quello perso nel fatidico quarto set contro Montichiari. Faremo di tutto per conquistare il secondo, sapendo che per andare ai playoff dobbiamo fare un paio di colpacci. Speriamo che il salto di qualità arrivi già domenica contro Modena, anche perché vogliamo riscattare davanti ai nostri tifosi lo scivolone con Scandicci.
La differenza è clamorosa perché qui ho a che fare con atlete esperte, alle quali non devo stare a spiegare tante cose che insegnavo nelle nazionali giovanili. Questo è un aspetto che incide in modo sostanziale sulla metodologia di lavoro. Un’altra differenza importante riguarda la durata delle manifestazioni: a livello internazionale le competizioni sono brevi, si gioca quasi ogni giorno, mentre un campionato lungo come la A1 influenza le strategie di programmazione mie e del preparatore: dobbiamo fare in modo che la squadra sia in forma in tutti i momenti della stagione.