Dove non c’era nulla oggi si sogna

In casa Varesina c’è un gioiello chiamato settore giovanile: nato solo nel 2010, conta già 400 iscritti. Da quest’estate è il primo centro satellite dell’Atalanta. «Prima dei risultati qui viene la formazione»

Competenza, ambizione, strutture: su questi tre capisaldi la Varesina ha costruito un settore giovanile coi fiocchi, un vivaio all’altezza dei risultati miracolosi ottenuti dalla prima squadra. «Quello che ci ispira ogni giorno è la voglia di fare calcio in maniera pulita e competente» dice, a mo’ di manifesto, il direttore tecnico . Sono 400 i ragazzi che ogni giorno si allenano e giocano nelle moderne strutture di Venegono Superiore e Castiglione Olona: «In totale abbiamo a disposizione due campi da undici (uno sintetico a Venegono e uno in erba a Castiglione) e due campi da nove. A questi va aggiunta la struttura coperta in sintetico a cinque giocatori, dove giocano i più piccolini. È vero che siamo in tanti, ma la società ci ha messo nelle condizioni migliori per poter svolgere il nostro lavoro».

Nato nel 2010, il settore giovanile della Varesina – oggi diretto da – è cresciuto anno dopo anno fino a diventare uno dei migliori del territorio. Non è certo un caso se una società come l’Atalanta – che nell’ambito del calcio giovanile è da sempre all’avanguardia- ha stretto proprio con la Varesina un accordo pluriennale di collaborazione: dall’estate 2015 il club della famiglia Di Caro è diventato il primo centro di formazione della “Dea”.

Una sinergia che sta già dando frutti: «La collaborazione si concretizza in vari modi – spiega Millefanti – Dalla presenza delle squadre dell’Atalanta alle nostre manifestazioni, all’aggiornamento dei tecnici, fino allo scouting: , un ragazzo del 2004 cresciuto da noi, adesso è tesserato per l’Atalanta. Ma sono diversi i nostri giocatori che vanno spesso ad allenarsi a Zingonia, Brembate, Verdellino, nelle strutture della società nerazzurra». Nel prossimo luglio verrà riproposto a Venegono l’Atalanta Football Camp, che già ha ottenuto ottimi riscontri l’estate scorsa. Due squadre dell’Atalanta sono impegnate anche al torneo indoor “Natale col pallone” (categorie pulcini e piccoli amici), che si sta svolgendo in questi giorni al palazzetto di Castiglione Olona (finali il 10 gennaio). Anche giovanissimi e allievi sono già al lavoro: «Tutte le categorie hanno ricominciato ad allenarsi ieri – fa sapere Millefanti – perché il 17 gennaio riprenderanno tutti i campionati e noi vogliamo essere protagonisti: anzi, dobbiamo esserlo, visto che abbiamo i mezzi e le strutture per farlo».

Guai però a pensare che a Venegono si viva con l’ansia da risultato già in età giovanile: «Prima di tutto viene la formazione – puntualizza Millefanti – Quello che ci interessa è formare giocatori che, al termine del loro percorso, siano pronti a giocare nella nostra prima squadra in D». Ma se è vero che i risultati non sono tutto, di certo non guastano: «Siamo particolarmente soddisfatti dei giovanissimi regionali di mister Atzeni – sottolinea Millefanti – La squadra, formata da ragazzi del 2001, era tutta nuova. E ora si trova in zona playoff, non distante dall’Accademia Inter capolista. Merito di giocatori e staff. Anche gli allievi 1999-2000 hanno chiuso da imbattuti i loro campionati autunnali. Ora l’obiettivo è primeggiare nei campionati regionali primaverili». Insomma, parlare di isola felice a proposito della Varesina non è eccessivo: «La famiglia Di Caro da due anni, e l’Atalanta da qualche mese, ci hanno permesso di fare il salto di qualità – conclude Millefanti – Sono orgoglioso di quello che stiamo facendo, e di cui sono artefici le persone che lavorano per la Varesina, perché una società è sempre fatta da persone. I ragazzi laureati in Scienze motorie, che hanno iniziato con me cinque anni fa, sono ancora in buona parte presenti. Non so dove arriveremo, non dipende solo da noi. Quello che è certo è che abbiamo voglia di fare calcio giovanile con passione, competenza e voglia di emergere. Senza riposare sugli allori: se ci accontentiamo, freniamo lo slancio che ci ha portato fin qui».