Draghi/ Italia stenta da 15 anni, giovani avviliti

Verona, 26 feb. (TMNews) – L’Italia è ferma, l’economia “stenta da 15 anni” e la crescita non decolla con tassi di sviluppo bassi che ancora quest’anno si attesteranno intorno all’1%. Servono quindi riforme “più coraggiose” per le famiglie e le imprese. Interventi che devono affrontare in primis il grave problema del lavoro giovanile dove vige “il minimo di mobilità e il massimo di precarietà” con tassi di disoccupazione che sfiorano il 30% e salari “fermi da oltre un decennio sotto i livelli degli anni ’80”. E’ il severo monito del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che dal Forex, il congresso annuale degli operatori finanziari, è tornato sul tema della crescita definendola “l’obiettivo essenziale” senza il quale “non si consolida la stabilità finanziaria”.

Nel mercato del lavoro italiano, ha evidenziato il numero uno di
Via Nazionale alla platea di banchieri e operatori riuniti a
Verona, “c’è uno spreco di risorse che avvilisce i giovani e
intacca gravemente l’efficienza del sistema produttivo”. Ad
aggravare il quadro la recessione degli ultimi anni che “ha reso
più difficile la situazione”, accentuando “la dipendenza, già
elevata nel confronto internazionale, dalla ricchezza e dal
reddito dei genitori, un fattore di forte iniquità sociale”.

E’ necessario, inoltre, secondo Draghi, intervenire sulla
pressione fiscale che in Italia supera di 3 punti quella della media degli altri Paesi europei e penalizza le imprese che non riescono ad uscire dalla loro condizione di essere “troppo piccole”. Un sistema fiscale con meno evasione e aliquote più basse, secondo il governatore, “favorirebbe la decisione di aumentare la dimensione dell’impresa”. Un taglio delle tasse è necessario anche per i contribuenti e a questo scopo, secondo Draghi, si dovrebbero utilizzare le maggiori entrate provenienti dalla lotta all’evasione fiscale. Un giudizio positivo, invece, è arrivato sulle misure del governo adottate con il milleproroghe sul fisco delle banche. Interventi che, ha detto, “rimuovono le distorsioni” che penalizzano l’industria bancaria italiana.

La lista delle riforme da fare non finisce qua. Draghi ha sollecitato anche azioni sulla scuola e l’università dove “resta ampio” il divario “dei nostri studenti rispetto a quelli di altri paesi”. Fenomeno “particolarmente grave nelle scuole del Sud”. La scuola, secondo il numero uno di Bankitalia, “deve premiare il merito” e “assicurare un livello soddisfacente di istruzione a tutti i livelli”. A frenare lo sviluppo in Italia anche gli alti livelli di burocrazia, soprattutto per le imprese, che collocano il Paese ai livelli più elevati delle classifiche internazionali. Infine, occorre rilanciare i consumi e andare avanti, anche dopo il 2012, con l’azione di contenimento della spesa pubblica, unica strada per ridurre il deficit.

Gab

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