– Gli spacciatori arrestati mercoledì dalla polizia, che per anni hanno utilizzato il piazzale e i portici della stazione come il loro “negozio” a cielo aperto, rappresentano solo la punta dell’iceberg.
E del resto, che la droga sia una dei più assidui frequentatori dello scalo di piazza Giovanni XXIII è un dato assodato. Non sono più gli anni bui dell’eroina, ma ancora a febbraio Roberta Bettoni di Colce (Cooperativa per la lotta contro l’emarginazione) raccontava alla Provincia di Varese di aver seguito ben 103 persone con problemi di dipendenza nel solo 2014.
E di aver distribuito qualcosa come 48mila siringhe. L’uso di stupefacenti non è però il solo problema di quest’area. I clochard che occupano le ex officine ferroviarie di via Pacinotti utilizzano il piazzale della stazione come ritrovo diurno. E capita, specie in estate, di vederli bivaccare, molto spesso ubriachi, sotto gli alberi di piazza Giovanni XXIII.
Basta allungare lo sguardo ed ecco via Ivrea, da anni sede del bivacco notturno di gruppi di stranieri. Che tra alcol, schiamazzi, urina e bottiglie di birra abbandonate hanno reso invivibile l’area, specie nelle notti d’estate. Un problema che si trascina ormai da diversi anni. La passata amministrazione di centrodestra aveva provato ad affrontarlo, con un’ordinanza che vietava il consumo di alcol dalle 19 alle 8. Poi ritirata perché il giudice di pace annullava le multe da 500 euro comminate dalla Polizia locale. Il centrosinistra, sollecitato dalle opposizioni, ha mandato i vigili a fare un sopralluogo. Peccato che l’abbia fatto in pieno inverno. Risultato: al massimo 10 presenti, nessun intervento e problema messo in ghiaccio fino all’estate successiva. La mappa del degrado si estende anche a via Beccaria, vicino alla vecchia stazione, che si sta candidando a diventare la nuova via Ivrea. Anche qui sempre più spesso la mattina si incontrano bottiglie di birra vuote abbandonate per strada. E chi la mattina passa dalla scalinata liberty che sale da via Venegoni verso via Albricci deve turarsi il naso per sopportare il forte odore di urina.Tutte situazioni che generano rabbia nei cittadini, che la sfogano sui social network. Seguiti spesso a ruota da qualche politico di opposizione. Ma è proprio la politica che, a sei mesi dal voto, deve cominciare a parlare di soluzioni. E del perché in questi anni non è stata in grado di affrontare il problema.