Due anni fa la tragedia a Samarate: ricordo della strage familiare

Dopo quella tragica notte del maggio 2022, Alessandro Maja è stato giudicato colpevole per l'omicidio della moglie Stefania e della figlia Giulia, oltre al tentato omicidio del figlio Nicolò, prima dal tribunale di Busto Arsizio e successivamente in appello a Milano

Samarate – Nella notte del 3 maggio 2022, Alessandro Maja tolse la vita alla moglie Stefania Pivetta e alla figlia Giulia, tentando di fare altrettanto con il figlio Nicolò.

Grazie all’intervento tempestivo di due vicine di casa, il ragazzo riuscì a salvarsi, mentre Stefania e Giulia furono vittime della follia omicida di Maja.

Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo si sarebbe prima scagliato contro la moglie, che dormiva sul divano, colpendola ripetutamente con un martello prima di trafiggerle la gola con un coltello. Successivamente, si sarebbe recato al piano superiore, dove avrebbe attaccato nuovamente con il martello la figlia Giulia e il figlio Nicolò. Le autopsie hanno rivelato che la giovane Giulia avrebbe cercato di difendersi dall’aggressione, mentre la madre non avrebbe mostrato alcun segno di consapevolezza durante l’attacco.

Nonostante le gravi ferite, Nicolò è riuscito a difendersi e a salvarsi, trovando conforto e sostegno accanto ai nonni materni, Giulio e Ines, che hanno trovato in lui la forza per andare avanti dopo la tragica perdita della figlia e della nipote.

Il processo ad Alessandro Maja è iniziato il 27 gennaio, durante il quale si è dichiarato colpevole. Nonostante la richiesta della difesa per una perizia psichiatrica, è stato ritenuto capace di intendere e di volere. Il 19 maggio 2023, l’autore della strage è stato interrogato: ha raccontato dei problemi economici e di coppia, ma la sua memoria riguardo all’omicidio era confusa. Ha espresso le sue scuse in aula, mentre Nicolò, fuori dall’aula, ha dichiarato di non provare odio nei suoi confronti, ma di non poter perdonare il suo gesto.

Il 23 giugno, il pubblico ministero Martina Melita ha richiesto l’ergastolo per Maja. Nicolò, indossando una maglietta con la foto della madre e della sorella, ha chiesto giustizia, sperando che venga inflitta la pena che merita. Il 21 luglio, la corte d’Assise di Busto Arsizio ha emesso la sentenza di ergastolo, ma i legali di Maja si sono appellati nuovamente. La corte d’Assise di Milano ha confermato la sentenza il 14 febbraio, ma gli avvocati hanno depositato un’impugnazione il 16 aprile, che sarà esaminata in Cassazione.

La vicenda ha suscitato commozione e solidarietà in tutta Italia, in particolare nella comunità di Samarate, che ha sostenuto Nicolò nel suo cammino verso la giustizia e la speranza di una vita serena, con l’auspicio che possa ricevere l’operazione necessaria per tornare a vivere a pieno.