Un padre orco che abusa della figlia, la mette incinta e la costringe ad abortire. Una madre che, una volta saputa la verità, porta la figlia a denunciare ma che alla fine della vicenda, non sapendo come mantenersi perché i soldi a casa li portava il marito torna con lui. Eppure in questa melma familiare si intravede incredibilmente una speranza: a mettere fine alla violenza sono due bambini. Bambina la vittima, che inizia a essere stuprata dal padre a 10 anni e a 13 resta in cinta e abortisce.
Bambino il fratellino: ha 12 anni quando la sorella gli confida cosa “papà” le fa ogni giorno da tre anni a quella parte. Lui non ha il minimo tentennamento. Lui che qualcosa forse intuiva senza capire sino in fondo pronuncia due parole: mamma e denuncia. Nel primo caso la fiducia viene disattesa. Nel secondo no: quel padre che padre non avrebbe mai avuto il diritto di diventare viene condannato a 16 anni di carcere. Ieri era la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Due bambini rappresentano la speranza di tutti perché un giorno non resti soltanto un giorno ma duri un anno intero. Perché quel giorno sia lo stesso giorno per tutta la vita di ciascuna donna. E uomo. Quella che racconta questo processo chiuso con un collegio che condanna l’imputato al doppio di quanto chiesto dall’accusa è una storia al contrario. C’è un animale sotto le spoglie apparenti di un uomo. C’è il niente sotto le spoglie apparenti di una madre. C’è un bambino che è un uomo.
E c’è una ragazzina che nonostante abbiano cercato di trasformarla in carne s’è rivelata una grande donna. Consideriamo l’età: 13 anni lei, 12 anni lui. Lei infine si ribellata.
L’animale s’è ritrovato davanti un’adulta consapevole, s’è ritrovato davanti una donna forte di quella forza che hanno soltanto coloro che messi all’angolo, messi nelle condizioni di dover crescere all’improvviso e ingiustamente, diventano dei magnifici adulti.
D’istinto consapevoli di ciò che è giusto, perché ciò che non lo è lo hanno conosciuto troppo presto. Lui s’è rivelato un uomo vero, a discapito del padre. Un padre padrone, capiamoci, di quelli che la moglie sta zitta, pulisce, si fa consegnare il giusto per spesa e si rende disponibile tra le lenzuola e la figlia pure.
E c’è in questo ragazzino di 12 anni qualcosa di incredibile. Cresciuto all’ombra del padre padrone, del padre stupratore, senza il riparo di una madre che gli inculchi una cultura diversa, lui solo ha sviluppato un anticorpo potente. E la melma non l’ha infettato.
Nessuno può essere certo di qualcosa al 100%, ma la reazione del dodicenne auto vaccinatosi lascia sperare che quel bimbo già uomo sarà uomo sempre.
Sarà uomo da marito e soprattutto lo sarà da padre. Ci lascia la speranza che una figlia futura si rivolgerà a lui per essere protetta. Lo amerà invece che esserne terrorizzata e schifata.
Ci lascia la speranza che l’anticorpo lo trasmetterà in automatico al figlio futuro maschio. Quel suo anticorpo ci lascia sperare che sua sorella tornerà, un giorno, a fidarsi di una persona di sesso opposto. E che insegnerà a una futura figlia femmina a ribellarsi senza paura: le insegnerà a chiedere aiuto immediatamente.
E che insegnerà a un futuro figlio maschio a guardare a quello zio come ad un esempio: quello era un uomo a soli 12 anni. E del resto i bambini nascono per questo: per migliorarci.
Per migliorare la specie. E soprattutto dare speranza a tutto il genere umano. n