«È lo spartito che è sbagliato, non l’orchestra». La metafora musicale viene spontanea quando a esprimere un parere sulla Openjobmetis è Francesco Brezzi: discografico per professione (con la casa varesina Ghost Records), uomo del Twiggy, consorziato di Varese nel Cuore, tifoso biancorosso nonché commentatore televisivo per passione (è spesso seconda voce, al fianco di Matteo Gallo, nelle dirette di Rete 55).
Dalle grandi sinfonie suonate nei primi, vittoriosi match di campionato («E non solo in quelli, perché la realtà è che alla fine le partite davvero sbagliate sono state solo quelle con Trento e Cremona») alle canzoni stonate che ultimamente hanno fatto arrabbiare un po’ tutti, soprattutto domenica al PalaRadi. «Ma io non sono, comunque, troppo preoccupato», afferma Brezzi.
Ecco allora l’analisi, dalle radici estive e difficoltà attuali: «Questa squadra è stata concepita non solo con l’idea
di restare dentro il budget a disposizione, ma anche con la volontà di evitare le scommesse, optando per giocatori dal rendimento certo – dice Brezzi – Niente esordienti quindi, niente rookies appena usciti dai college, per un quintetto ideale che a mio giudizio vale, sulla carta, un posto fra le prime sei, considerando superiori soltanto Milano e Reggio Emilia».
Le ragioni della crisi stanno dunque nella prematura e forzata rinuncia al progetto tecnico, causa infortunio del giocatore fondamentale, e nella successiva sfiducia, che ha contagiato l’ambiente. «Perché Kangur era il vero collante e il fulcro degli schemi biancorossi. Senza di lui, sono emerse altre magagne che il buon gioco e il carattere mostrati nelle prime gare avevano coperto. Ma sono convinto che quegli stessi giocatori che un mese e mezzo fa sembravano affidabili non siano diventati d’improvviso dei brocchi».
Missione quindi doppia – tecnica e morale – quella che attende ora Pozzecco. «Lui è l’allenatore giusto e ha le capacità per risolvere la situazione. Bisogna dimenticarsi l’alibi della sfortuna, perché gli infortuni capitano anche altrove, e continuare a lavorare sulle soluzioni, cosa che Gianmarco sta facendo fin da quest’estate».
Facendo i conti con la pressione che, di certo, non aiuta. La sente il coach («E deve riuscire a lasciarsela alle spalle»), ma la sentono anche gli stessi giocatori, «perché credo che si rendano perfettamente conto di dove questa squadra potesse essere e di dove invece si sia ritrovata. E questo toglie tranquillità».
Ricostruire le certezze perdute è il primo passo da compiere. «Perché lo stesso Daniel, giocatore umorale che ha sofferto non da solo questo calo di fiducia, ha saputo in realtà dimostrare a tratti di poterci mettere quell’energia che gli è richiesta».
Il tempo però stringe: i prossimi impegni saranno decisivi e dovranno dare delle risposte. «Non possiamo purtroppo aspettare il ritorno di Kangur, che mancherà ancora per circa due mesi – conclude Brezzi – Bisogna riprendere in mano la situazione nel giro di un paio di partite e poi, eventualmente, decidere se e come intervenire».