Duecento case su internet E Varese fa il giro del mondo

VARESE C’è Andrea che è stato ospitato da Tahel in un kibbutz e Ludovico che, ospitando tre writers di Marsiglia, si trova ora il suo nome su un cavalcavia di Siviglia.
Sono solo due esempi delle cose che possono capitare a chi gira il mondo tramite il Couchsurfing. Letteralmente significa “surfando sul divano”. È una community nata su internet (www.couchsurfing.org) i cui componenti aprono la propria casa per ospitare altre persone che fanno parte della comunità.

Offrendosi anche di portarle in giro per la propria città.
Un esperimento per pazzi? Sarà, intanto i pazzi sono più di tre milioni in tutto il mondo. Circa 200 solo tra Varese, Busto, Gallarate e Saronno. L’ennesimo social network? Non proprio. Anche qui ognuno ha la propria pagina, ma le richieste di ospitalità devono essere mandate direttamente alla persona da cui ci si vuole far ospitare.
Chi riceve una richiesta può decidere se accettare o meno, basandosi anche sulle referenze che quella persone ha ricevuto nelle precedenti visite. Chi è diffidente o non può ospitare, può incontrare le persone che si trovano in quel momento nella propria città, per quattro chiacchiere o un’apertitivo. «Per me la caratteristica principale del Cs (così lo chiamano i membri) è che si incontrano persone estremamente aperte al dialogo e al confronto, con una sincera propensione all’ospitalità». Ludovico ha 26 anni, originario del Cilento studia medicina a Varese. «Ho iniziato a usarlo l’anno scorso in Erasmus, a Siviglia – racconta Ludovico – Ho ospitato più di 30 persone in sei mesi. Con tre writers di Marsiglia che ho ospitato siamo andati a dipingere in autostrada. Ora il mio nome è su un cavalcavia di Siviglia». Antonio Mastrorosa ha fatto provare il Couchsurfing anche al padre. «Siamo andati in Norvegia per partecipare al campionato mondiale di barbe. È stata un’esperienza che è piaciuta molto anche a lui». A colpire Antonio, 28 anni, di Casciago, è lo spirito di gratuità che spinge i componenti del gruppo ad aprire la propria casa a perfetti sconosciuti.
«Con Cs si crea un network di persone desiderose di aprire la propria casa al viaggiatore – dice Andrea Minidio, insegnante di liceo a Varese – nella convinzione che il prossimo sia sempre, potenzialmente, una possibile scoperta». L’esperienza più bella, per Andrea, è stata durante un viaggio in Israele. «Tahel mi ha ospitato nel Kibbutz di Sde Boker, nel nord del deserto del Negev. L’ospite più inatteso è invece stata una ragazza madre belga di 25 anni con la sua stupenda bambina di sei anni, Moira».
Roberto Marangoni, 36 anni, abita a Busto Arsizio. «L’elemento più interessante del Cs è il fatto di poter viaggiare facendo un’esperienza dei paesi stranieri “dall’interno”». Allo stesso modo, ospitando chi viene da lontano, si riscoprono le caratteristiche della propria città. «A furia di ospitare persone che vengono da qualsiasi parte del mondo che mi dicono “hey, ma qui da te si sta benissimo, è pieno di verde” ho imparato che perfino Busto Arsizio può essere una città da amare».
Tiziano Scolari

s.bartolini

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