VARESE Un vero e proprio evento, vista l’assoluta selvatichezza dell’uomo quasi inaccessibile a interviste e visite in studio, è la mostra che Duetart dedica all’illustratore e pittore varesino Franco Matticchio, autore di memorabili disegni per le copertine di romanzi per importanti case editrici italiane.
Dal 6 aprile fino al 4 maggio (inaugurazione sabato 6 aprile alle 18 con l’attesa presenza dell’artista. Info: www.duetart.com) l’ironia di Matticchio e la sua incredibile capacità di sintesi saranno protagoniste delle opere esposte in galleria, corredate da un testo dell’amico Sandro Sardella, altro “irregolare” dell’arte, pittore e poeta operaio.
Nato a Varese nel 1957, pubblica le prime illustrazioni nel Corriere della Sera nel 1979 e poi si dedica ai fumetti, avviando una collaborazione con Linus. I suoi disegni presto godono di importanti vetrine, da King a Linea d’Ombra, fino a Salve e L’indice e raccolte nel 1987 nel volume SensaSenso, che comprende anche le strisce del gatto bendato Mr. Jones, da lui creato per Linus.
Autore della sigla animata per Il Mostro di Roberto Benigni, Franco Matticchio ha realizzato nel 1999 una copertina per la prestigiosa rivista The New Yorker e collabora attualmente come illustratore per L’indice dei libri del mese e Vivimilano e realizza le copertine per molte edizioni Garzanti, tra cui quelle dell’opera omnia del giallista Giorgio Scerbanenco e di Carlo Emilio Gadda.
Einaudi nel 2006 gli ha pubblicato una raccolta di disegni dal titolo Esercizi di stilo, per la casa torinese l’artista ha realizzato le illustrazioni per l’ultimo libro di Vincenzo Mollica, e nel 2001 un suo dipinto è stato esposto alla Biennale di Venezia.
«Quel giorno io e il mio amico operaio metalmeccanico guardavamo in una galleria di Milano alcuni quadri di Franco Matticchio. Dapprima lo vidi perplesso. Quindi silenzioso. Poi di botto disse: sono profondi e solitari come un’officina metalmeccanica la domenica mattina. Hanno il sapore amaro del caffè del primo turno», scrive Sardella.
«È una pittura che s’alimenta dell’umore dell’ombra e della luce che fatica a traversare i vetri unti polverosi di una fabbrica. C’è l’assurdo che consuma giorni immobili di un viaggio ricco di imprevisti ma senza meta. Tanti oggetti solitari mitici enigmatici nel sud del vivere quotidiano».
Mario Chiodetti
p.rossetti
© riproduzione riservata