– Scomparsa di Patrizia Rognoni: a sette anni dal fatto archiviata l’inchiesta. La sparizione della 56enne resterà un mistero per sempre: «chiederemo al più presto l’accesso agli atti» ha detto Corrado Viazzo, legale della famiglia Rognoni davanti alle telecamere di Chi l’ha visto?, mentre Giulia Corti, la figlia di Patrizia ha lanciato un nuovo appello: «Vi prego, non arrendiamoci. Continuiamo tutti insieme a cercare verità e giustizia per mia madre».
Patrizia spariva la sera del 16 settembre 2009 e da allora, della 56enne residente a Castelveccana, non si sa più nulla. Un caso classificato come una sparizione, ma che da subito tra le gente è stato accompagnato da dubbi e risvolti misteriosi diventando uno dei gialli più intricati del Varesotto negli ultimi anni. Patrizia era sola: da poco si era separata dal marito e padre di sua figlia. Le indagini partirono pochi giorni dopo la scomparsa nel più
stretto silenzio. Testimonianze e voci di paese hanno raccontato di macchine estranee davanti all’abitazione della donna la sera stessa della sua scomparsa, documenti e cassette di sicurezza legate a conti bancari chiusi prima del 16 settembre 2009. Poi arrivarono le lettere anonime alla stampa e le dichiarazioni di due sensitive sulla presunta fine della donna luinese. A Castelveccana è nato anche un comitato per la verità.Da subito la trasmissione “Chi l’ha visto?” ha acceso i riflettori sulla vicenda ma nulla di più si è saputo sulla scomparsa di Patrizia. Il Comitato per la verità, l’unica figura attiva e giuridicamente legata alla donna negli anni a seguire, ha tentato di scoprire qualche cosa in più sulla misteriosa scomparsa. È nato dalla volontà delle amiche, ex compagni di classe e conoscenti delle 56enne. Tra le sue fila anche l’attore Enzo Iacchetti, amico personale di Patrizia. Di questa associazione oggi sono rimasti pochi membri, seppure ancora determinati a sapere cosa sia accaduto alla loro amica. Da qualche anno devono constatare l’oggettiva difficoltà nel trovare nuovi particolari utili per far luce sulla vicenda. Come più volte da loro sostenuto, Patrizia non sarebbe sparita volontariamente né si sarebbe suicidata: chi la conosceva è certo che mai la donna si sarebbe separata dalla figlia. Alcuni particolari rilevati in casa dagli investigatori durante i primi sopralluoghi dimostrerebbero questa tesi: la luce rimasta accesa dall’ora approssimativa della scomparsa, le 21, la borsetta con gli effetti personali lasciata sul tavolo insieme alla cena.
In questi sette anni è stata data anche attenzione alle dichiarazioni di due medium, Bea e Lara. Le sensitive avrebbero le idee chiare sul caso Rognoni, verità poi contenuta in un libro, e che non lascerebbe spazio ad alcun dubbio: Patrizia sarebbe stata uccisa e i suoi resti occultati in una valle del Canton Ticino. Una versione che subito scosse l’opinione pubblica ma cui non seguirono riscontri concreti. In sette anni d’indagine nulla è emerso davvero. L’inchiesta è stata resa particolarmente complessa da un fatto: di Patrizia non è più stata trovata traccia. Impossibile ipotizzare qualunque scenario. Un delitto? Non esiste senza un corpo. Un’aggressione? Stesso problema. Un rapimento? Nessuno ha mia chiesto un riscatto. E certo Patrizia non sarebbe mai sparita volontariamente gettando i familiari nella più profonda angoscia. Dopo sette anni di testimonianze, voci, indagini e ricerche l’inchiesta è stata archiviata. Cosa è successo davvero a Patrizia? Una domanda destinata a quanto pare a restare senza risposta. E se, come qualcuno sospetta, Patrizia è stata uccisa l’assassino ha commesso il reato perfetto. Senza corpo non c’è reato.