Le leggende non hanno età, non hanno rughe, non hanno stanchezza. Ecco perché le leggende non sono mai abbastanza vecchie per morire. Pinuccio Molteni se n’è andato, aveva quasi 88 anni ed era un pezzo di storia: dell’ippica, della nostra città. gentleman entrato nel Guinness dei primati per aver vinto 1000 corse in carriera, traguardo centrato nel 2004 alle “sue” Bettole. Filippo Brusa è uno dei giornalisti che più di tutti conosceva Pinuccio: «Un grandissimo, il più
grande tra i gentleman: che, e questo lo sanno in pochi, ha avuto anche un trascorso da calciatore nelle giovanili del Varese». Chi era Pinuccio Molteni: «Un monumento – ricorda Brusa – alla caparbietà: per restare nel peso consentito si sottoponeva ad allenamenti massacranti e improvvisava delle saune artigianali. Spesso andava, d’estate, a remare sul lago di Varese: a mezzogiorno, con addosso quattro o cinque maglioni e un paio di giacche. Lui era questo: nessun incidente era capace di fermarlo. Con entrambi i polsi fratturati, si fece fare delle particolari fasciature per tornare subito in sella». Quali i suoi cavalli preferiti? «Il binomio perfetto era con il suo Walid, cavallo con il quale ha vinto tantissimo: loro due erano legati da un legame unico e specialissimo. E poi Ubbidiente, una cavalla che a dispetto del nome era un po’ bizzosa. Sulla sua Ubbidiente, Pinuccio ha vinto la prima corsa il 4 ottobre del 1947 a San Siro. Tutti quanti credevamo che Molteni fosse immortale, e ci mancherà tantissimo».
Legatissimo a Molteni, Guido Borghi: «A Pinuccio – dice il figlio del grande Giovanni – mi legano due ricordi. Il primo mi riporta a mio papà: che quando aveva un suo cavallo, era felice solo se lo montava il Pinuccio. Un giorno papà ci portò tutti a Merano: un cavallo della sua Scuderia Ignis montato da Molteni doveva sfidare uno dei fantini più famosi dell’epoca, il colonello Townsend la cui storia d’amore con la principessa Margaret fece scandalo. E vinse Molteni. L’alto ricordo è più recente e risale al 2004 quando organizzammo una serata alle Bettole per celebrare le sue 1000 vittorie e venne a festeggiarlo Lanfranco Dettori, uno dei più grandi di sempre. Ecco: Molteni e Dettori fecero insieme la dirittura d’arrivo tenendosi per mano, e ricordo perfettamente che quello più spaventato dei due era proprio “Frankie”».
Chi era Pinuccio Molteni: «Era un simbolo di questa città, forte di una varesinità di cui andava orgoglioso e fiero: il marito di sua sorella aveva giocato a basket nella gnis, suo zio Giulio è stato un simbolo di Varese. E al suo nome resterà per sempre legato quello delle Bettole, l’ippodromo che lui amava, la sua seconda casa. Ed era anche il simbolo di un’ippica che non c’è più, uccisa da un ministero miope e affamatore. Ci mancano tanto, quegli anni. E ci mancherà tanto anche il nostro Pinuccio.