VARESE- – E’ morto Roberto Maroni, 67 anni, ex segretario leghista, governatore lombardo dal 2013 a 2018 e ministro dell’Interno e del Welfare. E’ quanto si apprende dagli amici e dal partito. Era malato da tempo: aveva 67 anni.
Gli inizi della Lega con Bossi
Nato a Varese nel 1955, Roberto Maroni è stato per oltre vent’anni uno degli uomini politici più importanti d’Italia. A scuola fu uno studente di Legge che votava Democrazia Proletaria. L’incontro nel 1979 con Umberto Bossi cambiò la sua vita e se “lui è il papà della Lega, io ne sono la mamma”, spiegava. Perché da quel giorno la politica diventò il suo lavoro, mentre il calcio e la musica restarono solo passioni. Continuò sempre ad andare a San Siro a vedere il Milan e a suonare blues con l’organo Hammond nella sua band, i Distretto 51, oltre ad ascoltare i dischi del suo idolo Bruce Springsteen.
Più volte ministro
Fu tra gli 80 leghisti che rappresentarono per la prima volta la Lega in Parlamento nel 1992. Per due volte assunse il ruolo di ministro dell’Interno (dal 1994 al 1995, ricoprendo anche l’incarico di vicepresidente del Consiglio e dal 2008 al 2011) e ministro del Lavoro e delle Politiche sociali dal 2008 al 2011.
Segretario della Lega
Nell’aprile del 2012 Maroni fece parte del triumvirato che fino al congresso della Lega venne incaricato di sostituire la carica di segretario del partito lasciata da Bossi. Tre mesi dopo, al congresso, venne eletto segretario, rimanendo in carica dal 1º luglio 2012 al 15 dicembre 2013, quando gli subentrò Matteo Salvini. Ma tutta la vita politica di Maroni è stata legata alla Lega, con rapporti non sempre facili sia con Bossi sia con Salvini. Da braccio destro del senatur, infatti, ne è diventato avversario in più occasioni, a partire dalla caduta del primo governo di centrodestra nel 1995 quando si oppose alla sfiducia decisa da Bossi, venendo allontanato dal partito.
“Prima il Nord”
Durò poco, una lettera di scuse segnò il suo rientro nel partito e iniziò la fase dura della Lega secessionista, alla quale Maroni contribuì coniando uno slogan diventato poi storico, cioè “Prima il Nord”. Ma la vera frattura con Bossi fu solo rimandata e arrivò nel 2012 quando le inchieste della magistratura travolsero tutto “il cerchio magico” attorno al segretario della Lega, accusato di tutto quello di cui la Lega aveva sempre accusato gli altri partiti politici. A capo della rivolta dei militanti ci fu proprio Maroni, colpito dal divieto di rappresentare la Lega in qualsiasi manifestazione ufficiale, fino a quando lo stesso Bossi comprese che era davvero arrivato il momento di fare pulizia e partecipò lui pure alla celebre serata delle scope di Bergamo, che segnò di fatto il passaggio di consegne tra i due.
Presidente della Regione Lombardia
Nel 2013, alle Regionali in Lombardia, è stato eletto presidente con il 42,8% dei voti. Non si è poi ricandidato alle elezioni successive del 2018. Nel 2021 è stato chiamato dal Viminale a presiedere la Consulta contro il caporalato.
A gennaio 2021 il ricovero dopo un malore
Risale a gennaio 2021 il ricovero all’ospedale di Varese in seguito a un malore. Maroni si trovava all’interno della sua abitazione a Lozza, quando si è accasciato a terra picchiando la testa e ferendosi lievemente. Dimesso poco dopo, aveva commentato: “E’ stata dura ma ora è tutto sotto controllo. Mi sto sottoponendo agli accertamenti del caso”. Erano quindi seguiti altri ricoveri, a Varese prima e Milano poi. Aveva espresso la volontà di concludere la carriera politica come sindaco della sua città, Varese: in seguito alla scoperta della malattia (un tumore al cervello), nella primavera 2021 Maroni si ritirò dalla corsa per Palazzo Estense.