Lenovo cantu’81acea roma73
E il 2-2 è in cassaforte. La recidiva Cantù supera di nuovo Roma. Gara-4 di semifinale scudetto non solo è terminata con l’identico punteggio di gara-3, ma pure nel contenuto ne è stata la fotocopia.
Con i biancoblù sempre avanti, anche di parecchio, e con l’Acea a rientrare pericolosamente nel finale. Il tutto condito da un arbitraggio in serata assai poco felice. Diversamente da 48 ore prima, invece, stavolta le squadre si sono equivalse a rimbalzo e Cantù ha perso soltanto 10 palloni nel contesto di un match dominato più per come descrive la valutazione (90-58) che non il punteggio.
Calvani torna a riproporre il quintetto che gli aveva dato il 2-0 all’inizio della serie, richiamando alle armi sia Goss sia Jones, ma l’inizio è tutt’altro che confortante per gli ospiti i quali dopo un effimero 0-1 beccano un parziale di 9-0.
Il primo canestro su azione dell’Acea si fa attendere quasi 5’ e intanto Cantù prosegue imperterrita con il 19-8 al 7’. Con Datome o senza Datome (Brooks ha realizzato più punti di lui), l’Acea non intravede spiragli di luce.
All’intervallo i biancoblù sono stati bravissimi tra l’altro a perdere soltanto 4 palle, un po’ meno invece a concedere 10 rimbalzi offensivi (15 al 40’).
Le mosse di Goss e Lawal
L’intraprendenza di Goss e l’efficacia di Lawal iniziano nel 3° quarto a cambiare le carte in tavola, con gli ospiti che si riavvicinano 54-48 al 29’.
Lenovo si ritrova così sul 78-73 a 83” dalla sirena. Roma, però, non trova più il canestro e i biancoblù arrotondano dalla lunetta.
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