Finalmente aria di casa, aria di Giro, aria d’Italia. Il vento, il mare e la salsedine di Alghero hanno accolto la carovana rosa che domani prenderà il via ufficialmente, per l’edizione del centenario. Qualcosa di bello, di unico, di indimenticabile e allo stesso tempo malinconico. Perché l’ultimo mese ha portato via Michele Scarponi, le emozioni del Giro aiuteranno a ricordare, ma non a lenire il dolore. Al corridore marchigiano, scomparso il 22 aprile scorso, è stata dedicata la salita del Mortirolo, così come a Fausto Coppi viene intitolata ogni anno la vetta più alta raggiunta dal Giro (quest’anno il passo dello Stelvio 2764 metri). E anche perché al via dalla sua Sardegna non ci sarà Fabio Aru, il Cavaliere dei quattro mori, l’idolo di casa, che per una caduta ed un problema al ginocchio ha dovuto alzare bandiera bianca.
I protagonisti alla partenza saranno dunque di meno, ma daranno sicuramente spettacolo: parte con i favori del pronostico, vista la sua parabola ascendente nelle sue ultime stagioni, il colombiano Nairo Quintana, il Condor. Reduce dalla vittoria alla Vuelta, dal terzo posto del Tour de France e dalla vittoria al Giro alla prima ed unica partecipazione, il capitano della Movistar è il favorito. Avrà motivazioni speciali invece Vincenzo Nibali, che cerca il terzo successo in carriera al Giro (dopo 2013 e 2016) per arrivare al livello di campioni come Carlo Galetti, Giovanni Brunero, Gino Bartali, Fiorenzo Magni, Bernard Hinault e Felice Gimondi, coloro che il Giro lo hanno vinto tre volte. Nibali passerà per le sue terre natali, con un arrivo di tappa a Messina, casa sua, previsto per il quinto giorno. E ci sarà, soprattutto, un Giro da dedicare a Scarponi, suo grande amico grazie al quale vinse il Giro scorso, l’edizione 99.
Dietro tutti gli altri, a partire da quel Steven Kruijswijk che deve vendicare la sconfitta bruciante dell’anno scorso, la caduta in discesa dal Colle dell’Agnello che gli tolse la maglia rosa ed il sogno di diventare il primo olandese a vincere il Giro. Gli outsider potranno essere Adam Yates, capitano per la Orica, Ilnur Zakarin, per la Katusha, Thibaut Pinot, eterna promessa francese della FDJ, Geraint Thomas e Mikel Landa per il Team Sky, Tejay Van Garderen per la BMC,
Bob Jungels per la Quick Step, Tom Dumoulin per la Sunweb e Domenico Pozzovivo per la AG2R. I nomi ci sono, i sussulti ci saranno grazie anche ad un percorso che regalerà momenti intensi: tre tappe in apertura in Sardegna, la prima da Alghero ad Olbia, la seconda da Olbia a Tortolì e poi la terza da Tortolì a Cagliari, per chiudere l’esperienza sull’isola, che ospita così il Giro per la quarta volta nella sua storia.
La salita, vera, arriverà pressoché subito: Cefalù-Etna, quarta tappa dopo un giorno di trasferimento da un’isola all’altra. Si sale subito, e le prime gerarchie emergeranno sul vulcano. Dalla Sicilia si risale, si salutala Calabria e poi una fotografia ai trulli di Alberobello, prima di fare nuovamente sul serio, sabato 13 maggio si arriva a Peschici: non un arrivo in salita, ma un traguardo insidioso. Un antipasto del Blockhaus, domenica 14 per la nona tappa, salita terribile in territorio d’Abruzzo, che il Giro affrontò nel 2009 per l’ultima volta: 13 km con pendenza media sopra il 9% con punte fino al 14%. Secondo crocevia fondamentale di questo Giro, chi sbaglia ha meno tempo per recuperare rispetto all’Etna. Dopo un lunedì di riposo, il terzo crocevia: prima cronometro individuale di questo Giro, 39,8 km da Foligno a Montefalco. La storia torna a sorridere al Giro e assume le sembianze del Santuario di Oropa, icona religiosa ma anche ciclistica, colorata da Marco Pantani nel 1999: ci si arriva alla 14esima tappa, e siamo a sabato 20 maggio. Domenica a Bergamo (per niente facile), lunedì di riposo e via con la terza settimana, che inizia con il botto: Rovetta-Bormio di 222 km, Mortirolo prima (cima Scarponi) e due volte lo Stelvio poi (cima Coppi). Da qui, si fa sul serio: prima arrivo a Canazei, poi Ortisei, poi Piancavallo e a chiudere Asiago con il Monte Grappa. Chi ha gambe dopo Bormio se la gioca, chi salta lì rischia di guardare gli altri che ballano. Non è però finita: domenica 28 maggio, 29 km dall’Autodromo di Monza a Milano, non proprio una passerella. Comunque vada, ci divertiremo.