A pochi giorni dall’overshoot day (quest’anno la data è stata raggiunta il 28 luglio, anticipandolo rispetto al 2021), poniamo attenzione sul tentativo di raggiungere un costruire più affine e rispettose dell’ambiente. Il concetto di sviluppo sostenibile ha giustamente preso ampio spazio nel campo dell’edilizia in quanto l’edificare è una tra le operazioni più distruttive e dannose che l’uomo intraprende giornalmente. Si stima che le risorse naturali prelevate annualmente per le costruzioni siano il 40% dei materiali utilizzati dall’economia mondiale e che per poter soddisfare gli attuali consumi il pianeta terra dovrebbe essere circa il 30% più grande.
L’energia assorbita dal funzionamento degli edifici è del 30%, mentre l’uso domestico dell’acqua equivale a circa il 16% dell’acqua potabile consumata nel mondo. I fabbricati energivori, buona percentuale del patrimonio immobiliare, sempre più spesso verranno rivalutati al ribasso e gli edifici dal buon rendimento energetico avranno sempre più peso economico nello stock immobiliare.
Un primo passo verso uno sviluppo sostenibile per il XXI secolo venne fatto nel 1992 all’ Earth Summit organizzato a Rio de Janeiro. Qui i governi di 183 paesi mondiali si accordarono sulla promulgazione dell’Agenda 21, un manuale per lo sviluppo durevole e sostenibile del pianeta, manuale che si articola in un centinaio di aree di intervento e nel quale trovano posto anche le costruzioni edilizie.
(Ancora oggi molti Enti con il termine AGENDA 21 identificano uffici dedicati allo sviluppo sostenibile del territorio come ad esempio L’Agenda 21 Locale della Provincia di Varese nata con Delibera di Giunta Provinciale PV n. 15 del 23/01/2011 o l’Agenda 21 Laghi alla quale hanno aderito diversi comuni della Provincia di Varese.)
Tornando lo strumento dell’Agenda 21 era ben lungi da poter dare contributo significativo al settore edilizio. Lo strumento venne “affilato” nel 1994 alla conferenza di Tampa “Sustenable Construction” dove venne enunciata la teoria delle 5 R:
Riuso di suolo, materiali ed edifici;
Riciclo di materiali, energia e acqua;
Riduzione emissioni inquinanti, materiali, energia e acqua;
Ricostruzione su ambienti già utilizzati e di edifici esistenti;
Ristrutturazione e restauro di aree e edifici piuttosto che nuove costruzioni.
A questo segue nel tempo la nascita di un approccio olistico del costruire, un’architettura green con alla base sei principi cardini a cui attenersi durante la progettazione per uno sviluppo più compatibile:
Il risparmio energetico che nello specifico prevede di limitare l’inquinamento atmosferico da emissione derivata da combustione e di ridurre l’utilizzo di combustibili fossili. Notare che il 67% della percentuale di consumo energetico domestico deriva dal riscaldamento/climatizzazione e che queste comportano un rilascio di 550.000 tonnellate di inquinanti (ossidi di zolfo e azoto, anidride carbonica, ecc.) nell’ aria.
Utilizzo del sito geomorfologico di appartenenza come parametro progettuale ossia sfruttando le geografie dei luoghi, le esposizioni alla luce solare e i venti, progettando quindi aperture in grado di trarre vantaggio dalle esposizioni e ventilando/arieggiando in maniera naturale.
Minimizzare l’uso delle nuove risorse, ossia riutilizzare e recuperare fabbricati e aree dismesse evitando di fruire di nuove risorse e materiali, concetti ampiamente esposti durante la citata conferenza internazionale Sustainable Costruction in Florida da Charles Kibert nel 1994.
La persona e il suo benessere come elemento cardine della progettazione, viene quindi protetta la sua vita con l’utilizzo di materiali non nocivi e salubri.
La relazione con l’intorno, il progetto deve rispettare i luoghi dove si insedia il nuovo costruito. Devono essere il meno corrotte la flora e la fauna. Vanno valutate anche le conseguenze dell’edificazione nelle formazioni dei venti e di zone di ombreggiamento, nonché il carico umano e sociale apportato (quantità di traffico, uso di fonti attribuite all’uomo).
La totalità del progetto prevede quindi che i 5 punti sopra descritti vengano rispettati per poter darragione nell’uniformità del progetto, dandone una visione olistica integrata all’ambiente e alle esigenze di benessere dell’utilizzatore.
L’evoluzione temporale porta alla nascita della strategia denominata Lyfe Cycle Assessment, che porta alla definizione delle LCA ossia all’analisi del ciclo di vita dei prodotti (impatti potenziali e nei confronti dell’ambiente dall’acquisizione delle materie prime, la fabbricazione, la fruizione e infine gli effetti dello smaltimento). LCA fornisce le emissioni associate a ogni fase della vita del prodotto. Questa da modo di paragonare il carico ambientale di prodotti della stessa tipologia creati da differenti produttori.
Si susseguono a partire dagli anni ‘90 le nascite di criteri per le certificazioni ambientali (volontari) degli edifici, tra cui si annoverano il BREEAM Britannico, il Green Building Challenger (GBC) oppure l’Energy rating Danese o lo statunitense LEED. A menzione si porta lo Haute Qualitè Environnementale Francese che non certifica il fabbricato, ma il processo. Viene dato propulsione ad una progettazione interdisciplinare valutando 14 criteri suddivisi in 4 tematiche quali bioedilizia, ecogestione, comfort e salute. Gli obbiettivi sono di mantenere le qualità ambientali durante le fasi di realizzazione del fabbricato nonché la stesura di un piano di gestione ambientale.
Ai giorni nostri la legislazione ambientale ha una presenza sempre più costante nella progettazione, siamo partiti negli anni novanta con la consapevolezza di un cambio di paradigma fino ad arrivare all’attuale evoluzione, anzi rivoluzione energetica a partire dai CAM Criteri Ambientali Minimi che i materiali che costituiscono gli involucri e gli edifici stessi devono possedere sino al tanto ambito, odiato, conteso SUPERBONUS 110%.
Lo Stato negli anni a partire dall’eccobonus fino oggi al superbonus, ha incentivato la popolazione all’efficientamento energetico della propria abitazione, che porta a un beneficio indiretto importante, in quanto oltre al risparmio economico che ne deriva a favore del singolo, genera un beneficio ambientale per tutta la popolazione: edifici efficientati sono edifici meno inquinanti.
Tutti i progressi fatti nei decenni in materia di qualità ambientale potrebbero sfumare a seguito della delicata situazione geopolitica, causata dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina, che sta portando l’Italia a considerare delle soluzioni alternative per l’energia, rivalutando anche la riapertura delle centrali a carbone.
Scelta che ci renderebbe ancora schiavi dell’inquinamento generato dalla combustione del carbone.
Continuate a seguire questa rubrica, per meglio comprendere, essere consapevoli e per avere maggiore attenzione verso l’ambiente e migliorare il proprio benessere.
Appuntamento alla prossima settimana.