Il Cairo, 28 nov. (TMNews) – L’Egitto va da oggi alle urne per una maratona elettorale su 12 turni, per le prime consultazioni del dopo-Mubarak, al via in un clima di altissima tensione nel paese con settimane di manifestazioni nella capitale Il Cairo. Le forze politiche egiziane e i potentissimi militari sono impegnati in un braccio di ferro sulla leadership del futuro governo.
Le parti in causa sono il Consiglio supremo delle forze armate (Csfa), che guida il Paese, l’influente movimento dei Fratelli musulmani, convinti di avere il vento in poppa, e l’oppositore Mohamed ElBaradei, che si fa forza del sostegno dei manifestanti di piazza Tahrir ostili ai militari. Il governo, nominato dall’esercito dalla caduta a febbraio di Mubarak, è stato finora limitato alla gestione degli affari correnti, uno schema messo alla prova con le recenti dimissioni del primo ministro Essam Sharaf e la prospettiva di avere un Parlamento eletto, dopo lo scioglimento del precedente.
In un clima che mescola rapporti di forza, trattative dietro le quinte, notizie messe in giro ad arte e pressioni di piazza, l’esercito ha indicato che continua a sostenere l’uomo scelto per formare il nuovo governo, Kamal el Ganzuri. Il capo del Csfa, il maresciallo Hussein Tantawi, ha chiesto a ElBaradei e a un’altra figura della classe politica laica, Amr Moussa, due uomini dalle ambizioni presidenziali, di sostenere questo politico di 78 anni.
Principale ostacolo: Ganzuri, ex capo di governo alla fine degli anni Novanta con Mubarak presidente, è malvisto dalle migliaia di manifestanti che occupano da più di una settimana piazza Tahrir al Cairo. ElBaradei, da parte sua, si è detto pronto ieri sera, dopo essere stato ricevuto dal maresciallo Tantawi, a rinunciare alle sue ambizioni presidenziali per dirigere un governo di salvezza nazionale. Ciò, “a condizione che il governo sia dotato di tutte le prerogative per gestire il periodo transitorio,
ristabilire la sicurezza, rilanciare l’economia e realizzare gli obiettivi della rivoluzione egiziana”, ha indicato un comunicato dell’ufficio della campagna dell’ex capo dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e premio Nobel per la pace 2005. La proposta di ElBaradei è “un modo indiretto di respingere” il governo Ganzuri e ogni forma di cooperazione con lui, ha ritenuto il politologo Hassan Nafaa. Secondo Hossam Eissa, uomo politico vicino ai dimostranti, l’idea di un governo di unità nazionale “è una proposta di Tahrir, che ElBaradei ha accettato”.
I Fratelli musulmani sono entrati in ballo proiettandosi in un contesto post-elettorale che giudicano favorevole al loro movimento, politicamente il meglio strutturato del Paese. “Si presume che il futuro Parlamento rappresenti il popolo (…) il Consiglio militare deve incaricare il partito che conquista la maggioranza dei voti di formare il prossimo governo”, ha affermato il loro portavoce Mahmoud Ghozlan. I fratelli sfidano così le posizioni d’ un alto responsabile del Csfa, il generale Mamdouh Shahin, che aveva dichiarato ieri che, indipendentemente dal risultato delle elezioni, “il futuro Parlamento non avrà nessuna autorità sul governo”.
L’esercito egiziano ha promesso di trasferire il potere a un’autorità civile dopo le elezioni presidenziali, che devono svolgersi prima della fine di giugno 2012.
Fco
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