«Fermezza, prudenza e nessuna speculazione politica o elettorale». Queste le parole d’ordine con cui, lungo la fascia di confine tra Varesotto e Canton Ticino, si affronta l’incremento costante di tensioni tra Italia e Svizzera. Specialmente dopo l’ultimo dardo scoccato dalla Lega dei Ticinesi, partito di maggioranza relativa in seno al Consiglio di Stato, ovvero il governo ticinese. Chiara la richiesta: «Bloccare nuovamente i ristorni».
«Sarebbe una vera assurdità – evidenzia il sindaco di Lavena Ponte Tresa, che riveste anche il ruolo di presidente dell’Associazione di comuni di frontiera con la Svizzera – Soprattutto in questo momento, visto che tra Italia e Svizzera ci sono in corso precise trattative. È stato allestito un tavolo negoziale, e anche la consigliera federale ha fornito nuove garanzie al Canton Ticino circa un imminente accordo fiscale tra Berna e Roma».
Da qui la fermezza. «E la prudenza doverosa – ammette il primo cittadino – perché siamo in un periodo elettorale e non vorrei che la vicenda possa essere strumentalizzata. Serve invece pragmatismo. Accompagnato dalla consapevolezza che uno stop al saldo dei ristorni risulterebbe inaccettabile non solo agli occhi dell’Italia ma anche a quelli, come emerso recentemente, di Berna».
Ecco perché la sorpresa lungo la frontiera è forte. Nessuno, infatti, alla luce del dialogo in corso proprio tra Roma e Berna sulle varie questioni finanziarie e fiscali si aspettava questo nuovo affondo da parte dei due consiglieri di Stato leghisti e che, senza troppe perifrasi, hanno reso noto di voler riproporre ai colleghi di Governo il congelamento dei ristorni d’imposta dei frontalieri.
Si tratta di un ricatto da circa 60 milioni di franchi annui, ovvero 50 milioni di euro. Da attuarsi, secondo i promotori come misura di protesta contro la politica italiana ritenuta ormai, da troppi anni, ostile alla Svizzera.
«Motivazioni – aggiunge Roncoroni – che stridono con il dialogo in corso. Per questo confidiamo nella lungimiranza del Consiglio di Stato che dovrà prendere prossimamente la sua decisione».
Nel frattempo ci si muove. «Con calma e a livello istituzionale perché – avverte il sindaco – la questione dei ristorni merita l’unità delle forze politiche. Di tutte. E non deve entrare nella contesa elettorale».
Un passaggio successivo, poi, potrebbe essere il coinvolgimento della Regione e del presidente . Fermo restando l’auspicio di una bocciatura della proposta leghista. Per questo Roncoroni lancia un messaggio anche al Consiglio di Stato ticinese. «Si rifletta. Le motivazioni di tre anni fa non ci sono più, questa l’intesa tra governi è vicina, cerchiamo di far valere il dialogo e ricordiamoci che Italia e Svizzera hanno firmato un accordo in vigore e che le autorità stanno esaminando il modo di migliorarlo nel rispetto dei reciproci interessi».
© riproduzione riservata