MILANO – Nella giornata di ieri, sabato 7 gennaio, nel giro di poche ore si è assistito ad un vero e proprio psicodramma in due atti che ha coinvolto Attilio Fontana, candidato leghista alla presidenza di Regione Lombardia, e i vertici del Comitato Nord, la fronda autonomista interna (per ora) alla Lega organizzata dall’ex deputato e coordinatore regionale Paolo Grimoldi insieme all’europarlamentare Angelo Ciocca.
Dopo l’espulsione da parte di Matteo Salvini dei quattro consiglieri regionali leghisti dal partito, rei di aver creato un gruppo autonomo al Pirellone, Fontana ha cercato di ricucire lo strappo, recandosi a casa di Umberto Bossi e invocando l’unità della Lega.
Ieri pomeriggio il problema sembrava essere rientrato, tanto che Paolo Grimoldi, interpellato dall’Adnkronos, aveva dichiarato: “la questione politica è chiarita: sosterremo Fontana, punto”. L’ex segretario della Lega Lombarda, sostituito da Matteo Salvini con Fabrizio Cecchetti, aveva ribadito poi che alle prossime elezioni regionali in Lombardia la corrente interna al Carroccio che fa capo a Umberto Bossi si sarebbe schierata a sostegno del governatore uscente. Nessuna lista di ‘ribelli’ bossiani a supporto della candidata del Terzo Polo Letizia Moratti, dunque: ipotesi che negli ultimi giorni era in realtà circolata con insistenza.
Grimoldi era stato tranchant: “Che si sostenga Fontana con comunicati stampa o con candidati, lo dirà Bossi. Ad ogni modo la questione politica è chiarita: Comitato Nord sostiene Fontana“.
Il dietrofront clamoroso
Ma dopo poco più di due ore ecco il clamoroso dietrofront, conseguenza del “no grazie” di Matteo Salvini al supporto degli “autonomisti”: “Il Comitato Nord prende atto che, il Presidente Attilio Fontana, dopo il divieto del segretario federale Matteo Salvini, non consentirà al Comitato Nord di entrare in supporto alla coalizione di centrodestra per le prossime elezioni regionali”. Questa la nota del gruppo di Grimoldi e Ciocca.
“Il Comitato Nord proseguirà, lungo la strada intrapresa, forte del grande consenso raccolto in pochi mesi, per portare avanti Autonomia e le istanze del Nord, unica e vera locomotiva del paese”, assicurano dalla corrente leghista.
Il no al Comitato Nord “è un errore, un’occasione persa per far valere le istanze dell’Autonomia e le richieste della militanza nordista”, ha sottolineato quindi Bossi.
Evidentemente per Matteo Salvini il supporto del comitato nord non è strategico, anche perché, in termini percentuali, il consenso del gruppo scissionista è accreditato dai ben informati abbondantemente sotto l’1%, in linea con l’esperienza del “Grande Nord” di cinque anni fa (0,38%). Come a dire che “il gioco non vale la candela“.