Il sistema elettorale vigente, che non prevede preferenze, non consente di scegliere direttamente i rappresentanti da eleggere in Parlamento: si votano in realtà i partiti e le coalizioni, che dopo settimane di trattative interne, hanno presentato gli elenchi dei nomi sui quali hanno puntato.
Si tratterà quindi di ratificare (o bocciare) le scelte delle segreterie: mai prima d’ora – complice la riduzione del numero dei parlamentari – i partiti sono stati così in difficoltà nella determinazione della classe dirigente da “premiare” con uno scranno in Parlamento e nella scelta dei politici da sacrificare, lasciandoli a casa o in posizione non eleggibile.
Il sistema prevede che, per entrambi i rami del Parlamento, si scontrino tra loro le coalizioni (uninominale, in cui vince la coalizione che prende un voto in più) e i singoli partiti (plurinominale, in cui i seggi vengono distribuiti sulla base dei voti espressi).
Chi sale, chi scende
Tra conferme, nuove entrate, paracadutati da altre province e “trombati” eccellenti, il mosaico è ormai completo e le liste sono definitive: per i partiti più grossi, i giochi sono in gran parte fatti, mentre per quelli più piccoli, nel proporzionale, la partita è ancora aperta.
All’uninominale del Senato, dove c’è un unico seggio in palio, il centrodestra è praticamente certo di vincere: qui è stato paracadutato dalla Brianza il capogruppo uscente della Lega Massimiliano Romeo: prenderà il posto di Stefano Candiani.
All’uninominale della Camera, nel collegio Varese Nord, a spuntarla dovrebbe essere Andrea Pellicini (centrodestra, segretario provinciale di Fratelli d’Italia); nel collegio di Busto Arsizio è quasi certo del seggio il leghista Stefano Candiani, che passa dal Senato alla Camera.
Al proporzionale del Senato (che comprende le province di Varese, Como, Lecco, Monza e Sondrio) in palio ci sono 5 seggi: gli unici quasi certi di passare sono Alessandro Alfieri (Pd), Alessio Butti (Fdi), Maria Cristina Cantù (Lega) e Licia Ronzulli (Forza Italia): il quinto posto è contendibile dagli altri partiti.
Al proporzionale della Camera (4 seggi) quasi sicuri sono Lucrezia Maria Benedetta Mantovani (figlia d'”arte”), Umberto Bossi (Lega), che di fatto “ruba” il posto a Matteo Bianchi, sacrificato eccellente, e Roberto Rampi (PD, altro paracadutato dalla Brianza). Anche in questo caso l’ultimo scranno utile sarà conteso tra i partiti meno votati.
Il malcontento, più o meno celato, monta in queste ore: nella Lega ribolle di rabbia (ma elegantemente tace) Matteo Bianchi, sacrificato per far posto ad Umberto Bossi, che in un primo momento pareva non dovesse candidarsi, e per un gioco di incastri che ha portato Romeo al collegio blindato del Senato e Candiani a quello della Camera. Si troverà spazio per l’ex candidato sindaco di Varese in un ruolo di sottogoverno?
In Forza Italia i nomi scelti dalla segreteria non sono espressione del territorio e la base non l’ha digerita bene: ad essere sacrificato è stato addirittura il commissario provinciale, Giacomo Caliendo, nemmeno ricandidato. L’unico varesino in lista, Simone Longhini, non ha alcuna chance di essere eletto. Dovesse eleggere un senatore e un deputato, si tratterebbe delle milanesi Ronzulli e Rossello.
Non sorride nemmeno la base nel Partito Democratico: eccezion fatta per Alessandro Alfieri, eleggerà un deputato brianzolo (Rampi), mentre ai giovani sono state assegnate candidature di bandiera, non contendibili.