Ennio Doris e il “fattore-fiducia” «L’ottimismo ci farà ripartire»

«È la sfiducia che frena i consumi. Ma sono sicuro che ripartiremo». L’ottimismo è una ragione di vita, per il fondatore di Banca Mediolanum Ennio Doris, che lunedì sera al teatro Giuditta Pasta di Saronno ha presentato il suo libro “C’è anche domani”, di fronte ad una platea di oltre 250 persone, invitate dal family banker della sede locale dell’istituto, Gianluca Borroni.

«C’è un domani anche per l’Italia? Sì. Ne sono sicuro, con certezza assoluta».

Risponde così, dopo aver firmato decine di dediche sul suo libro ai presenti (li conosce ad uno ad uno prima di autografare le copie del libro), alle domande sulla situazione economica attuale.

Del resto in teatro ripete più di una volta il concetto che «ogni crisi può diventare una grande occasione», come dimostrò facendo crescere il suo gruppo anche dopo il caso Lehman Brothers.

«Sotto il mare in tempesta della crisi, qualcosa si muove. Non tanto per i provvedimenti del governo ma per due effetti, legati uno alla tecnologia e l’altro al comportamento dei consumi – spiega Ennio Doris, 74 anni, uno dei mille uomini più ricchi al mondo secondo la classifica 2013 di Forbes – Da una parte, l’innovazione tecnologica sta riportando in Italia le aziende che fino a ieri delocalizzavano nei Paesi a basso costo di manodopera,

proprio perché grazie agli sviluppi delle tecnologie si riesce ad ottenere più produttività, in modo da ridurre la differenza di costo della produzione che era determinata dall’incidenza del costo del lavoro. Dall’altro, i consumatori chiedono sempre più prodotti di qualità, che sono il “pane” del nostro tessuto produttivo artigiano». Prospettive che sembrano disegnare scenari favorevoli per la nostra economia, caratterizzata da tanti “segni meno”: «Ma l’Italia allo stato attuale, dopo gli Stati Uniti, è il secondo Paese al mondo a registrare il fenomeno di attività industriali che erano state delocalizzate e che rientrano sul nostro territorio. Queste attività sono più del doppio che in Germania».

«Se si accorciano le distanze a livello globale, è un bene soprattutto per le nostre aziende artigiane che hanno grande mercato nel mondo, mentre soffre chi lavora solo per il mercato interno».

Ed è proprio qui il nodo: come far ripartire l’economia?

«Il calo dei consumi – spiega Doris – è dovuto innanzitutto alla sfiducia, perché chi potrebbe consumare tira i remi in barca. Noi in Banca Mediolanum notiamo questo fenomeno con la raccolta del risparmio».

Servono ricette, per invertire il trend. L’imprenditore veneto sembra abbastanza in sintonia con le misure del governo Renzi: «La riforma del lavoro è importante, per eliminare le troppe rigidità esistenti. Ma quello che servirebbe davvero è un taglio consistente della spesa pubblica per ridurre in modo sensibile le imposte e incentivare i consumi, visto che gli 80 euro di fatto sono stati spesi per pagare altre tasse che sono aumentate».

Doris è convinto che potrebbe essere la strada giusta, anche per convincere l’Europa: «Se ci presentiamo con la credibilità di un taglio di spesa pubblica, ad esempio, da 15 miliardi di euro, possiamo costringere l’Europa a concederci una certa flessibilità di bilancio per poter finanziare un taglio di imposte pari al doppio, 30 miliardi. Anche perché i consumi farebbero rientrare buona parte di quelle risorse nelle casse dello Stato. Spero che il Governo, con il consenso dell’opposizione, riesca a fare una manovra del genere».

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