Possiamo parlare di impoverimento culturale dovuto ai social network?
In certi termini è corretto, soprattutto quando quello che potrebbe essere uno strumento per ampliare gli orizzonti, e quindi accrescere culturalmente chi lo utilizza, si trasforma in una “trappola”. In una specie di realtà parallela, che ti estrania dalla realtà e ti porta a sostituire i rapporti umani con quelli virtuali. Un filtro che impoverisce quindi, innanzitutto dal punto di vista umano. E questa è la più grave delle conseguenze. Ma non solo.
Parlavamo appunto dell’abbassamento del livello culturale. Basti prendere ad esempio il numero elevatissimo di notizie false che spopolare sul web e vengono amplificate dalla diffusione attraverso i social network. Troppe persone, lo vediamo ogni giorno, condividono e rilanciano sui propri “canali” le cosiddette fake news. E lo fanno spesso ingenuamente, dando sfogo alla propria rabbia (visto che perlopiù sono notizie che parlano alla pancia della gente), senza approfondire la veridicità di quello che viene riportato nelle notizie.
E non è sempre una questione di mancanza di tempo.Il vero problema è che si crede in maniera indiscriminata a quello che appare sulla rete, solo per il fatto che vi appare. Come se la rete, e oggi in particolare i social network, fossero i depositari della verità assoluta.
Penso con rammarico a quando le ricerche le dovevi fare consultando enormi volumi polverosi in biblioteca. Quando per scoprire le informazioni dovevi anche muoverti fisicamente, recarti in una libreria.
Oggi avere tutto a portata di clic non ha potenziato la cultura delle persone. Paradossalmente l’ha impoverita. Giocando probabilmente su un vecchio vizio umano: la pigrizia.