«Anche se il gesto fosse stato dettato dall’esasperazione, e questo non lo sapremo mai, non è comunque un fatto giustificabile. Uccidere una persona non si può accettare a prescindere dalle giustificazioni». Parola di ex sindaco. Gianni Dell’Acqua, primo cittadino ai tempi in cui il tribunale decise di sequestrare l’area del residence Sette Laghi di Azzate, è sconvolto per quello che è accaduto domenica sera. La tragica morte di Marino Monetti,
raggiunto alla testa da un colpo di pistola esploso dall’amico Maurizio Ammendola, ha lasciato senza parole anche il capo della precedente amministrazione comunale. «E’ un dolore enorme – racconta Dell’Acqua – quando c’è di mezzo un morto c’è poco da dire. Non so cosa pensare perché al momento non conosco ancora l’esatta dinamica dei fatti. Personalmente mi fa già impressione il fatto che qualcuno maneggi delle armi, figuriamoci poi se qualcuno spara. Qualunque cosa sia successa è un fatto eccessivo, esagerato che non può avere attenuanti. Stiamo parlando di una persona che ha perso la vita. Pur capendo che il fatto di perdere casa può essere un fatto frustrante ed esasperante darne una qualsiasi giustificazione è inaccettabile».
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