E siamo alle solite. E siamo anche un po’ stufi. Devi vincerla bene questa partita, devi dare una prova di forza, scrivevamo alla vigilia. E Varese partorisce una prova di impotenza disarmante. Il termometro della situazione sono i fischi del Pala Whirlpool a fine partita. Sacrosanti, meritati, inevitabili, forse ritardati per troppo amore.
Perché perdere contro Sassari ci può stare, ma contro Pistoia no. Non contro questa Pistoia priva anche di Cinciarini. Una squadra che resta aggrappata al match non si sa come, non lo sa nemmeno coach Moretti. È una Varese triste, spenta, imbarazzante, che cade come previsto nel terzo periodo. Ormai dal ventesimo al trentesimo, è una sentenza. Varese si siede, non ingrana la marcia, resta negli spogliatoi. No, non ci sta perdere contro Pistoia. Non ci sta perché non puoi più permetterti di giocare senza Rautins e Diawara. Due fantasmi, due controfigure, nonostante l’impegno. Devono essere loro i primi acquisti di questo mercato. Siamo corti, siamo tremendamente corti. E siamo anche molli, in maniera preoccupante.
Kangur è seduto dietro la panchina, giocherebbe anche su una gamba sola. E forse chi sta attualmente sul parquet dovrà rendersi conto cosa significhi giocare a Varese. Kangur lo sa. La pazienza l’ha persa anche Pozzecco. Diawara e Rautins faticano da matti, ma ci mettono grinta, cercano di ribaltare il tavolo. Daniel si sveglia dopo essere stato sommerso di fischi, ma non sposta comunque una virgola. Il pubblico si è spazientito, fa bene Pozzecco a chiedere scusa.
Ed è fondamentale ora cambiare qualcosa, dare una scossa. Gianmarco ammette che farsi da parte potrebbe essere una soluzione. Ma è veramente Pozzecco il problema? O il problema è un Daniel che si sbatte meno che al campetto sotto casa? O il problema è Deane che gioca in ciabatte?
Dall’altra parte della strada, Stefano Bettinelli estrae diamanti dal letame, con umiltà, senza quattrini, con un gruppo che fa quadrato quando serve e combatte contro le penalizzazioni. Lo scalcagnato Varese 1910 ha forse qualcosa da insegnare alla nobile Pallacanestro Varese. L’umiltà.