C’è un momento preciso in cui il mantra «non bisogna vivere nella paura» si scontra con la realtà: l’esodo estivo, quando più o meno tutti si ritrovano a prendere un aereo o un treno. Scoprendo così che nel 2016 è impossibile partire senza mettere in valigia anche una buona dose di paranoia. Se chi parte dovesse esserne sprovvisto, a fornirgliela penserà chi resta, con un ventaglio quanto mai ampio di possibili rischi e catastrofi: violenza, criminalità,
terrorismo internazionale e tutti gli spunti via via più truculenti che l’attualità offre all’ansioso. Prendiamo, ad esempio, un lungo viaggio negli Stati Uniti: le innumerevoli raccomandazioni pre partenza possono essere classificate secondo i seguenti atteggiamenti mentali. 1) Paranoia: nelle città grandi attenzione all’Isis e alle bombe in metropolitana, l’attentato è dietro l’angolo. Nelle città piccole attenzione alla criminalità comune, agli scontri razziali, alle sparatorie. Nel deserto e nelle aree rurali attenzione ai narcos, ai predoni, ai serpenti a sonagli. 2) Controparanoia: attenzione alla polizia americana, prima spara e poi chiede i documenti. Attenzione ai documenti, una virgola in meno sul visto e ti rispediscono a casa. Attenzione a non farsi arrestare, basta un colpo di tosse e finisci dentro a vita. 3) Autoparanoia: attenzione agli italiani, filibustieri, truffatori e mafiosi come neanche in patria. Attenzione ai ristoranti italiani dove si mangia da schifo, il conto è gonfiato. 4) Antiparanoia: non dobbiamo cedere alla paranoia, non dobbiamo avere paura, non dobbiamo viaggiare con l’ansia, non dobbiamo cambiare le nostre abitudini. (Infatti loro vanno da una vita sul lago Maggiore: vorrei vedere, aver paura anche lì).