È stato accompagnato in Questura per un’ordinanza di espulsione firmata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, stiamo parlando di Zulfiqar Khan, imam pachistano della moschea di via Jacopo di Paolo a Bologna. Il provvedimento è stato emesso per motivi di sicurezza nazionale, con l’accusa di aver manifestato una visione radicale del concetto di jihad e di aver esaltato il martirio e l’operato dei mujahidin nel conflitto israelo-palestinese, sostenendo apertamente Hamas. Il decreto di espulsione sarà sottoposto alla convalida di un giudice entro 48 ore e potrà essere impugnato davanti al Tar del Lazio entro un mese.
Negli ultimi mesi, l’imam Khan si era scontrato con diversi esponenti politici, in particolare della Lega e di Fratelli d’Italia. Tra questi, l’europarlamentare Isabella Tovaglieri, che ha commentato la notizia dell’espulsione sottolineando l’importanza di allontanare figure considerate pericolose per la sicurezza del Paese. Le dichiarazioni di Tovaglieri riflettono una linea politica che considera il contrasto al radicalismo e alla predicazione dell’odio una priorità per la difesa dei confini e dei valori occidentali.
Il caso ha suscitato un ampio dibattito sull’equilibrio tra la libertà di opinione e la sicurezza nazionale. L’avvocato dell’imam, Francesco Murru, ha criticato il provvedimento, definendolo un segno di un ritorno a politiche repressive e a una gestione dei reati di opinione. Tuttavia, la questione rimane delicata, poiché la decisione del ministro Piantedosi sembra rispondere a un’esigenza di prevenzione del rischio di radicalizzazione in Italia.
L’esito finale del procedimento dipenderà ora dalle decisioni del tribunale e dall’eventuale ricorso presentato dai legali di Zulfiqar Khan, che potrebbero impugnare l’espulsione davanti alla giustizia amministrativa.