È il futuro, baby: le aziende del domani, saranno fatte tutte come il nuovo quartier generale di Whirlpool. Facciamocene una ragione noi, e se ne facciano una ragione quelli che storcono il naso per partito preso di fronte ai cambiamenti.
Attenzione, questa non è una marchetta nei confronti della multinazionale americana (che delle nostre marchette non saprebbe che farsene, tra l’altro), ma una sorta di riflessione a voce alta. Perché sì, siamo tutti affezionati a Comerio: siamo affezionati alla nostra storia e al nostro passato, siamo affezionati al Cumènda e a tutto quello che è nato in quel posto, siamo affezionati a un luogo magico per come si specchia sul lago e sulle montagne.
Essere affezionati a quello che Borghi ha creato e che la nostra gente ha fatto diventare grande significa però, anche, stare dalla parte di chi vuole che questa storia continui. Ecco perché raccontiamo quello che è successo ieri con il sorriso e l’ottimismo che vedete in queste pagine, in queste immagini, in queste righe. Whirlpool non se ne va, chi lavorava a Comerio continuerà a lavorare a cinquantacinque chilometri di distanza, e lo farà in un posto che magari non avrà il fascino del passato ma di certo ha la spinta del futuro. Whirlpool non se ne va: non se ne va dall’Italia, non se ne va dalla Lombardia, ma (e questa è la cosa che ci interessa di più) non se ne va nemmeno dal Varesotto.
Perché il sito di Cassinetta resta il punto nevralgico della produzione (l
o abbiamo visitato un mesetto fa e ve l’abbiamo raccontato: ricordate?), perché ci è stato promesso che l’area di Comerio diventerà qualcosa di bello e di importante.
Di certo, noi, continueremo a fare il nostro mestiere come sappiamo farlo. Ovvero, non coi limiteremo a raccontare quello che succede dando la nostra lettura ai fatti, ma saremo vigili. Anzi: rompipalle.
Perché controlleremo, staremo attenti, stuzzicheremo. Ascolteremo le parole e le promesse, e punteremo il dito se non dovessero essere mantenute. Intanto, però, ci teniamo stretti un’azienda che continua a far parte di noi anche se si è spostata un po’ più in là. La presidente Berrozpe Galindo ieri ha detto che a Pero si parlano ventidue lingue diverse. Invece se ne parlano ventitrè, perché la lingua più parlata è il dialetto varesotto.
Leggi anche: Benvenuti nel futuro. «Qui per crescere. Ancora»