Ci sono eroi silenziosi, che combattono guerre nell’anonimato. Alcuni per paura, altri spinti dall’incrollabile convinzione che non è tanto chi sei quanto quello che fai che importa. Ci sono eroi, invece, che escono allo scoperto, che per la causa scelgono di metterci la faccia. Non perché ci credano più degli altri. Semplicemente perché la gente, in un viso che ti guarda onestamente, può identificarsi. In due occhi fieri e sinceri può trovare la forza di credere che il cambiamento non è qualcosa di impronunciabile.
Uno di questi eroi fu . Il primo politico dichiaratamente omosessuale eletto ad una carica istituzionale negli Stati Uniti. Assassinato da un ex consigliere comunale nel 1978. Oggi, come allora, Harvey Milk è diventato simbolo di uguaglianza, emblema delle lotta per i diritti civili, immortale alfiere della libertà.
York e San Francisco
Harvey Milk nacque nei pressi di New York il 22 maggio 1930 da una famiglia di origine ebraica. Trascorse la sua gioventù tra la Grande Mela, la scuola – si laureò in matematica nel 1951 – i lavori più disparati (insegnò in varie scuole, lavorò a Broadway e anche a Wall Street) e la marina. Nel 1972 si trasferì in California, a San Francisco, dove, nel quartiere gay di Castro, aprì un negozio di fotografia, il “Castro Camera”, su Castro Street. Erano i primi anni 70 e l’omosessualità, oltre che un reato, era considerata anche una malattia.
Harvey Milk scoprì la sua sessualità al college e in pochi mesi a San Francisco entrò nel cuore pulsante del crescente movimento per i diritti gay. Grazie al suo carisma e alla sua innata leadership, si costruì ben presto un ruolo “politico” di spicco nella città – gli affibbiarono il soprannome di “Sindaco di Castro” – come portavoce della comunità gay, arrivando, nel 1973, a candidarsi per una posizione nel Consiglio dei Supervisori di San Francisco.
Nonostante due sconfitte, Milk divenne una forza politica anche grazie agli stretti legami con importanti personalità della città come il sindaco George Moscone. La svolta, comunque, arrivò nel 1977: Harvey Milk venne eletto alla carica di consigliere comunale della città di San Francisco.
Un traguardo storico per la comunità omosessuale. Milk divenne il primo gay dichiaratamente omosessuale ad essere stato eletto per una carica pubblica negli Stati Uniti. Furono 11 mesi di battaglie per i diritti civili in cui Harvey Milk lottò con forza ed arguzia influenzando in modo decisivo le scelte politiche del popolo californiano, fino, per esempio, al rigetto della legge sul licenziamento per gli insegnanti apertamente omosessuali.
Harvey Milk lottò per la democrazia, lottò per la libertà. Ma il 27 novembre del ’78 Milk venne assassinato. L’ex consigliere comunale Dan White, dopo le dimissioni per l’entrata in vigore di una proposta di legge per i diritti gay, si intrufolò di nascosto in Municipio e, amato di revolver, assassinò prima il sindaco Moscone e poi, con tre colpi e un sangue gelido, anche Harvey Milk.
Per molti Milk fu un’ispirazione, un simbolo della lotta per quell’uguaglianza che dovrebbe essere alla base della società umana. Lo fu allora, nel 1978, e lo è tutt’oggi. L’eredità di Harvey Milk resta incisa nella pietra, invincibile al tempo e all’ignoranza. L’ignoranza di chi discrimina, diffida, distrugge, uccide tutto ciò che non conosce. Solo per paura. Harvey Milk è considerato un martire della comunità gay, che ha sacrificato la propria vita sull’altare della libertà. Harvey Milk è un esempio, per tutti. Harvey Milk è un eroe.