Ma quale piano Alitalia Etihad. «Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi rimesta qua e là per dire che si sta facendo qualcosa, ma la sola azione che il governo possa compiere per consentire uno sviluppo di Malpensa è liberalizzare le rotte aeree creando opportunità a nuove compagnie. Una richiesta peraltro già avanzata dalla Filt Cgil anche a livello nazionale»: Saverio Innocenzio della segeteria dei Trasporti della Cgil di Varese mette qualche puntino sulle “i” dopo Cernobbio. «Etihad ha già scelto Fiumicino, non Malpensa. Il resto sono chiacchiere».
L’impegno maggiore per le rotte intercontinentali sarà da e per la capitale e se Malpensa avrà pure voli in più di Alitalia e un maggior numero di passeggeri rispetto agli attuali, non basta. «Non sono certo 14 voli e 300mila passeggeri in più alla settimana che faranno tornare Malpensa un hub», annota Innocenzio. «Malpensa non sarà mai più un hub, ossia uno scalo che smista passeggeri dalle destinazioni nazionali ed europee verso il mondo con tanto di compagnia aerea di riferimento. Lo potrebbe essere se si chiudessero Caselle e Linate e si riprendesse lo studio Ambrosetti, ma ormai non è più possibile perché c’è Etihad che ha messo i soldi in Alitalia».
L’intervento del ministero dei Trasporti potrebbe indirizzare in un senso o nell’altro il destino di Malpensa? «Non può obbligare nessuna compagnia aerea a venire a Malpensa», incalza il sindacalista. «Può, però, lasciare libera Malpensa di stare sul libero mercato. Questo serve. La liberalizzazione delle rotte, non un decreto ministeriale pro Linate che impedirebbe all’altro scalo gestito da Sea di decollare».
Il dato di traffico del 2013, del resto, parla già chiaro: il 70% dei passeggeri business partiti dal Forlanini non si è fermato al primo scalo di destinazione, ma ha proseguito il proprio viaggio per il mondo da altri aeroporti europei. «I voli ricchi partono da Linate e vengono sottratti a Malpensa», commenta Dario Grilanda, segretario generale della Fit Cisl dei Laghi. «Se Linate fosse un aeroporto point to point (con arrivo e non transito nello scalo di destinazione) il problema dell’integrazione con Malpensa sarebbe già risolto».
Ma, aggiunge Grilanda, «il punto è che i due scali sono gestiti dalla stessa società che se non incamera dalle compagnie aeree da una parte lo fa dall’altra e, dunque, non si preoccupa più di tanto. Se ci fossero due gestori, il problema si risolverebbe più chiaramente». Dunque si torna al ruolo tra i due scali «da definire», secondo la Fit Cisl. «Qual è la vocazione di Linate o di Caselle?» provoca Innocenzio.
«Malpensa è quanto di meglio ci possa essere nel Nord Italia, per qualità e rete infrastrutturale di collegamento con Milano. Ma deve potersi esprimere», chiudono entrambi i sindacalisti. La partita verità sarà con Expo quando si vedrà il traffico che Malpensa saprà intercettare da sola.
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