Europarlamento; A settembre dibattito su Barroso, voto in forse


Strasburgo, 16 lug. (Apcom)
– La Conferenza dei presidenti dell’Europarlamento (i capigruppo politici più il presidente dell’Assemblea) ha stabilito, oggi a Strasburgo, di rimandare al 10 settembre la decisione su un eventuale voto dell’Aula per la riconferma di José Manuel Barroso alla guida della Commissione europea. Il dibattito in plenaria sul presidente designato dell’Esecutivo comunitario inizierà comunque martedì 15 settembre, a Strasburgo, hanno deciso di capigruppo; ma la possibilità che vi sia un voto durante la stessa sessione plenaria, il 16 settembre, è messa tra parentesi, nelle conclusioni della Conferenza dei presidenti, con un asterisco che rimanda a una nota a piè di pagina in cui si dice che la decisione definitiva sarà presa il giovedì precedente la sessione.

La Conferezna dei capigruppo ha anche stabilito che nei due giorni precedenti, l’8 e il 9 settembre, Barroso si recherà a illustrare il programma per il suo secondo mandato in ciascun gruppo politico dell’Europarlamento. E sarà, evidentemente, in base alla discussione del suo programma in ciascun gruppo che si potrà decidere se ci saranno le condizioni politiche per iscrivere il voto sulla riconferma al’ordine del giorno della plenaria del 16 settembre.

C’è anche da chiarire, però, la questione giuridica, ovvero se alla nomina di Barroso si debbano applicare le norme del Trattato di Nizza, vigente, o quelle del Trattato di Lisbona, che si spera venga ratificato dopo il secondo referendum irlandese, il 2 ottobre. Secondo il vicepresidente del gruppo dei Socialisti e Demcratici, Hannes Swoboda, presente alla riunione dei capigruppo, il Consiglio europeo dovrà chiarire la qeustione, prima che si possa votare su Barroso.

Il numero dei commissari da nominare, infatti, è diverso, ed è diversa anche la maggioranza richiesta per il presidente della Commissione e il ruolo del Parlamento europeo, a seconda che si operi sotto Nizza, o sotto Lisbona. Nel primo caso, la Commissione dovrebbe avere un numero di commissari inferiore al numero di Stati membri (e si porrebbe dunque la delicata questione di decidere quale paese resterebbe senza commissario); nel secondo caso, i membri della Commissione potrebbero essere tanti quanti gli Stati membri (la decisione la prende il Consiglio europeo), ma il capo dell’Esecutivo comunitario non potrebbe essere designato dai capi di Stato e di governo senza prima consultare l’Europarlamento sul candidato. Inoltre, sotto Lisbona l’approvazione dell’Assemblea di Strasburgo dovrebbe avvenire a maggioranza assoluta (dei membri, non dei presenti) e non con la semplice maggioranza relativa di votanti, come prevede Nizza.

Sulla questione regna al momento la massima confusione, e i pareri sono diversi persino fra lo stesso Barroso e il gruppo Ppe, suo principale sponsor. Secondo quanto ha affermato ieri il capogruppo dei Popolari, Joseph Daul, si dovrà applicare il trattato di Nizza sia alla nomina del presidente della Commissione che alla composizione dell’Esecutivo Ue, penalizzando gli Stati membri che, nel frattempo, non avranno ratificato Lisbona, che resterebbero senza commissario. Secondo Barroso, invece, bisogna applicare Nizza alla nomina del presidente della Commissione, e Lisbona ai commissari, una soluzione che, implicitamente, prevede che una proproga di due mesi dell’attuale Esecutivo comunitario, con un mandato limitato agli affari correnti, in attesa dell’entrata in vigore di Lisbona.

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