Strasburgo, 7 mag. (Apcom) – E’ terminata intorno alle 16.15 di oggi, a Strasburgo, l’ultima sessione plenaria della sesta legislatura del Parlamento europeo. Quando il presidente di seduta, la greca Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (Ppe), ha pronunciato la parola fine e formulato gli auguri di rito, ringraziando i pochi eurodeputati rimasti in Aula, il verde Gèrard Onesta, visibilmente commosso, gli ha fatto segno di battere il martelletto, com’è tradizione. Onesta è stato apprezzatissimo come vicepresidente, e aveva presieduto per l’ultima volta la seduta precedente, un’ora prima, salutato dagli applausi più calorosi che l’Aula abbia tributato ai tanti discorsi di commiato sentiti in questi giorni. E’ la scena con cui Strasburgo chiude i battenti, aspettando di riaprirli il 14 luglio, dopo le elezioni del 4-7 giugno.
Onesta probabilmente non tornerà (pur essendo in lista, in Francia, ma non in buona posizione), come tanti che hanno ricoperto ruoli importanti in questa legislatura: fra gli italiani, vanno ricordati senz’altro il presidente della commissione Trasporti, Paolo Costa (Pd, Alde), e l’ex presidente della commissione temporanea sul cambiamento climatico, Guido Sacconi (Pd/Pse), apprezzatissimo relatore del regolamento Reach, che ha instaurato il nuovo sistema di registrazione valutazione dei rischi e autorizzazione delle sostanze chimiche, e relatore anche del regolamento sulla limitazione delle emissioni di CO2 dalle auto. Entrambi si sono accomiatati dall’Aula oggi, fra gli applausi, durante un’ultima discussione di materie su cui toccava a loro riferire all’Aula: Costa sul ‘congelamento’ degli slot degli aeroporti per le grandi compagnie , Sacconi sull’applicazione sulla messa al bando totale dell’amianto, nell’ambito del sistema Reach.
Nessuno dei due è stato ricandidato dal Pd, così come non è stato ricandidato il vicepresidente del Parlamento europeo Luigi Cocilovo (Pd/Alde). Non si ricandida neanche un’altra vicepresidente dell’Assemblea, Luisa Morgantini (Indipendente Prc/Gue), conosciuta soprattutto per le sue battaglie per la pace in Medio Oriente e per i diritti dei palestinesi, né tornerà Pasqualina Napoletano (Sd/Pse), molto attiva e competente nelle relazioni estere e nella politica mediterranea.
L’elenco degli eurodeputati illustri che non si ripresentano o rischiano di non farcela riguarda soprattutto il centro sinistra, visto che il centro destra è sicuro di confermare e probabilmente anche aumentare i propri eurodeputati.
A rischio, ma impegnati nella corsa elettorale, sono ad esempio
il segretario di Sinistra democratica Claudio Fava (Pse) e
la capogruppo dei Verdi europei, Monica Frassoni, che si presentano entrambi nell’alleanza elettorale Sinistra e Libertà, che ha davanti a sé innanzitutto la sfida del superamento della soglia del 4%. Entrambi sono molto più conosciuti all’estero che in Italia: Fava, come relatore del rapporto dell’Europarlamento sui voli e le prigioni segrete della Cia in Europa (le ‘extraordinary
renditions’), Frassoni, perché con il co-presidente Daniel Cohn-Bendit ha costituito una coppia affiatata e attivissima a Bruxelles e a Strasburgo, perfetta espressione della grande influenza politica dei Verdi nell’Europarlamento, che va ben al d là delle dimensioni quantitative del gruppo ecologista. Rischiano anche, per via della soglia, due europarlamentari del Prc restati nell’altro spezzone della sinistra radicale, Giusto Catania, vicepresidente della commissione Libertà pubbliche, e Vittorio Agnoletto, entrambi protagonisti delle frequenti battaglie di Strasburgo sui diritti civili, degli immigrati e delle minoranze.
La soglia del 4% potrebbe sbarrare la strada anche al ritorno dei due radicali Marco Pannella e Marco Cappato: l’uno appartiene ormai alla storia di Strasburgo, l’altro diventato negli ultimi anni fra i più attivi e capaci eurodeputati dell’Assemblea, e non solo nelle tradizionali battaglie dei radicali.
Fra tanti italiani illustri che lasciano, o rischiano di non tornare, una riconferma certa è quella del vicepresidente dell’Europarlamento Mario Mauro, candidato con forza da Berlusconi alla prossima presidenza dell’Assemblea. Se il Pdl diventerà il primo partito nel Ppe, relegando i cristiano-democratici tedeschi al secondo posto, lo vedremo quasi sicuramente sullo scranno più alto di Strasburgo, altrimenti dovrà vedersela con l’altro candidato del Ppe, l’ex premier polacco Jerzy Buzek, in una competizione in cui varrà soprattutto la capacità di convincere le altre delegazioni nazionali della famiglia popolare.
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