Ex pazzo di gelosia Lei lo denuncia, ma resta libero

Stalking all’ex: la norma cambia e la giustizia ha le mani legate.

L’ultimo episodio vede protagonisti un giovane di 23 anni e, suo malgrado, la diciottenne ex fidanzata di quest’ultimo. La vicenda presenta tutti i tratti caratteristici del reato degli atti persecutori. I due si frequentano per un anno poi, a maggio, la coppia scoppia e lei lo lascia. Lui, a quel punto, perde la testa. Non riuscendo ad accettare la separazione inizia quello che il ventitreenne considera un corteggiamento serrato.

Per la giovane, invece, si tratta di un calvario. Da prima ci sono le telefonate, gli sms, gli appostamenti sotto casa. Ci sono gli insulti e le suppliche di tornare insieme. Lui passa il segno della violenza verbale e a inizio giugno la giovane presenta una prima denuncia nei suoi confronti. Spera, la giovane studentessa che in quel periodo affrontava gli esami di maturità, di far desistere l’ex da quel comportamento da incubo. Non serve. Tanto che all’uscita dalla prova, lei neo-matura, si ritrova il ventitreenne davanti a scuola. Anche in quel caso scatta la sceneggiata.

Insulti e suppliche per fortuna arrivate a esame concluso, altrimenti difficilmente la giovane avrebbe potuto dare il massimo durante la prova. L’altro ieri sera, infine, arriva l’epilogo annunciato. Lui incrocia la ex per strada (probabilmente non per caso) e ordina alla ragazza di salire in auto. La giovane ubbidisce per paura delle reazioni dell’ex. E lì il ragazzo le ruba il cellulare (è accusato anche di furto) e inizia a ispezionare il telefono.

La ex, infatti, non risponde a messaggi e telefonate. Lui vuole sapere con chi parla, visto che ignora lui. Accecato dalla gelosia cerca tracce di una nuova storia. Furioso sbatte a terra il telefono della ragazza, distruggendolo. Poi chiama la madre di lei, mentre la ex fugge, e inizia a insultarla e minacciarla. L’ex telefona anche mentre madre e figlia sono dai carabinieri di Arcisate; uno dei militari impegnato nel verbalizzare la denuncia sente ogni parola.

Cerca di parlare con il ragazzo e finisce per essere insultato a sua volta. A quel punto, però, la normativa, recentemente adeguata agli indirizzi europei, impedisce l’applicazione di misure di custodia cautelare su soggetti che certamente sarebbero condannati a una pena inferiore ai tre anni.

Il ventitreenne per ora è libero: l’autorità giudiziaria gli ha fatto sequestrare computer e cellulare, chiedendo al gip di applicare il divieto di avvicinarsi alla vittima.

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